Dettagli Recensione
Sagome di cartone mal rappresentate.
Di certo non è facile calarsi nella Venezia del 1400, sopratutto se non si è degli storici e sopratutto se non sia ama la storia, come me.
Non voglio farla troppo lunga, non ho amato questo libro, per niente e anche se non amo scrivere di cose che non ho apprezzato, questa volta voglio fare un’eccezione, perché ho colto, nello stile una sorta di altezzosità dell’autore.
Il piano di lettura più interessante è sicuramente quello narrativo, fatto cronaca noto ai più (non a me per le motivazioni di cui sopra) che svela, in qualche modo, come nonostante siano trascorsi seicento anni, l’umanità sia mossa sempre dalle stesse passioni e pulsioni.
Quello che stride in modo fastidioso è il lessico in generale e i dialoghi in particolare: troppo moderno, un veneziano nel 1400 non può pensare quelle parole, non può rivolgersi alle altre persone con quelle frasi.
E’ dunque molto difficile immergersi in quel tempo e a nulla servono le ridondanti descrizioni dei luoghi e degli odori perché anche se la mente cerca disperatamente di figurarsi quei luoghi le parole ti trasportano su un set cinematografico, in cui tutto è posticcio; visibilmente posticcio.
I personaggi, tutti monodimensionali, sono attori che sotto il trucco svelano il loro tempo, quello contemporaneo.
Una nota particolare la merita il protagonista che almeno nelle intenzioni dovrebbe subire un processo di crescita psicologica, una redenzione di manzoniana memoria, ma che appare del tutto inadeguata nei tempi e sopratutto nei modi.
Lievi accenni di vitalità e di leggerezza si possono trovare nella descrizione dei bambini, ma troppo poco per creare davvero empatia verso almeno uno dei personaggi descritti che finiscono per diventare sagome di cartone mal rappresentate.
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E' un autore che non m'incuriosisce proprio.