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Colpevoli o innocenti?
Correva l'anno 1480 quando la Repubblica di Venezia processa e condanna a morte tre cittadini veneti di fede ebraica. L'accusa è grave e desta orrore tra i fedeli cristiani; sono stati identificati come gli artefici del rapimento di un bambino cristiano per compiere un sacrificio rituale di sangue durante il periodo pasquale.
Accuse fondate o fango gettato su innocenti nell'eterna lotta tra credo religiosi ed interessi economici da tutelare?
Partendo da eventi storici tracciati dalle cronache del tempo, Molesini imbastisce un racconto mixando il realismo del dato storico al colore e sentimento dell'immaginazione, facendo calcare la scena a personaggi realmente vissuti unitamente ad altri che egli stesso costruisce con grande maestria.
Il percorso narrativo diventa una bolgia della cattiveria, dell'ipocrisia, della viltà umana, una rappresentazione della peggior parte dell'uomo “lupo”, pronto a sbranare il prossimo per un favore politico, per convenienza economica o per cieca sottomissione ad un credo.
La scrittura è graffiante con i termini e con le immagini, dagli intrighi dei palazzi ai bassifondi dove si svolge la vita più grama; dai bordelli sordidi alle carceri, dalle stanze delle torture alle esecuzioni sulle pubbliche piazze, dallo strazio dei vinti all'esultanza dei vincitori.
Ma dove alberga la morte, la doppiezza e la falsità, che valore potrà assumere la vittoria?
Un quesito che emerge prepotente alla stretta finale e che assale il lettore rendendolo partecipe di tutto il buio narrato.
Un romanzo storico crudo che denota il carattere della penna di Molesini ed apre le porte alla riflessione storico-politica e non solo.
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