Dettagli Recensione
Fiamme su Berlino
«Allora l’amarezza e il dolore gli allagano il cuore, mentre comprende la verità. Questo incendio non è solo l’inizio, ma la fine.»
È nella notte che è andato a fuoco un negozio, l’attività di una vita di un individuo colpevole di essere ebreo. Peter Rach, che è l’uomo più abitudinario di sempre e che nella vita ha imparato che la logica e l’istinto da soli non bastano, sta tornando a casa dopo una notte di lavoro in quel di Vienna quando prende consapevolezza dell’accaduto. È un attimo a cui ne susseguono altri ma che lo segnano e accompagnano rappresentando quasi un preludio di quel che a breve lo avrebbe atteso in quell’appartamento che fino a pochi mesi fa stava occupando con lei, la sua amata Rosa. E talvolta sono gli attimi quel che fanno la differenza. Una melodia, un capello non al suo posto, un pianoforte occupato da una persona che non è lei ma che a lei è vicino da sempre; da una persona, l’ispettore Karl Julian, che lo riporta alla verità. Rosa non ha potuto dimenticare i fatti di Monaco, non ha potuto – e non può permettere – che il regime continui ad avanzare, non ha potuto non unirsi alla Resistenza per cercare di dare il suo contributo. Anche se questo ha significato separarsi da Peter, o meglio, da Sigfried Sauer l’ormai ex commissario nato dalla penna di Fabiano Massimi che abbiamo conosciuto ne “L’angelo di Monaco” e di cui “I demoni di Berlino” è il naturale e consequenziale seguito.
Rosa che ha conquistato il cuore dell’uomo e che con lui è fuggita è però scomparsa. Non si è presentata all’appuntamento concordato e di lei si è persa ogni traccia. Che sia diventata ostaggio del nemico? Che sia morta? Oppure, forse, c’è ancora una blanda possibilità che ella sia in vita? C’è soltanto una persona che può ritrovarla e quella persona è Sauer. La donna ha infatti lasciato un messaggio in codice per lui. La partenza è rapida e immediata, Peter/Sauer insieme a Julian non sono però diretti a Monaco. Questa volta la scena si sposta in quella che è la capitale del regime, Berlino. Ed è qui che le vicende prendono campo in un susseguirsi di azione e adrenalina che nulla risparmia al lettore. Perché pagina dopo pagina quest’ultimo è catapultato per mano in un titolo intriso di suspense, emozione e colpi di scena che ben mixano gli elementi canonici del thriller, del poliziesco e del romanzo storico. Il tutto tra una Berlino di opulenza e sfarzi, il nazismo che incombe e prende sempre più campo con tutte le sue restrizioni, una discriminazione razziale sempre più acuminata, un Fuhrer sempre più crudele e una Resistenza che non cede nemmeno di un passo a quell’ascesa che in qualunque modo deve essere contrastata anche correndo il rischio di compiere le stesse virulente e violente azioni del Nemico. Perché questo è l’unico modo per fermarlo, perché questo è il momento più propizio – e forse anche l’ultimo a disposizione – per fermarlo. Ma riuscirà la Resistenza nel suo intento? E cosa ne è stato di Rosa? Sauer riuscirà a ritrovarla e a fermare quell’incendio che anima i cuori e le anime dei tedeschi prima che sia troppo tardi?
«A volte deve essere il destino a scegliere per noi. Il destino, o il caso, o comunque uno si senta di chiamarlo.»
Avvicinarsi a un libro come “I demoni di Berlino” significa immergersi completamente in una lettura dalla quale è impossibile staccarsi. Pagina dopo pagina Fabiano Massimi trattiene, incanta, coinvolge, conquista. La sua prosa erudita e accattivante è musica che riecheggia nella mente, che canta al suo pubblico intonando una melodia che mai stona. L’opera è talmente appassionante e ricca di spunti di riflessione che nonostante le 443 pagine, e per quanto forti siano gli sforzi di rallentare nello scorrere per gustarsi con calma ogni sfumatura, si esaurisce in poco più di una giornata. La mente è e resta lì durante la lettura ma anche in seguito. Attendevo con ansia l’uscita di questo titolo tanto che non ho atteso un istante e lo stesso giorno del suo arrivo in libreria l’ho reso mio per rendermi conto, il giorno successivo, di averlo già concluso. Quale è stata la sensazione immediatamente provata? È stata una sensazione di appagamento mixata a un senso di vuoto, di nostalgia. Mi mancavano Sauer, Rosa e tutti i protagonisti conosciuti in questo viaggio che nulla risparmia e che assicura non solo un thriller ben riuscito quanto anche un esaustivo e soddisfacente approfondimento storico sia per gli appassionati del periodo che non. Sono passati molti giorni dalla conclusione della prima lettura e quel vuoto è rimasto, quella sensazione di essersi separati da amici unici e rari è ancora qua. Questo è per me sinonimo di componimento ben riuscito, di uno scritto che segna il suo conoscitore in modo indelebile, che lascia e marchia nell’anima.
«Mentre il treno sferragliava implacabile verso est, Sauer rimase a fissare il vuoto che si lasciava alle spalle, trovandolo uguale a quello dentro il suo cuore. La guerra non era mai finita.»
Fabiano Massimi torna in libreria con uno scritto che dimostra anche una sua grande maturazione creativa nonché stilistica. La penna è precisa, ricca, minuziosa, articolata ed è anche più sciolta rispetto che al precedente elaborato. Si evince il grande lavoro di ricostruzione storica celato dietro alle battute che ne caratterizzano lo scorrere ma anche all’arguzia di riuscire a proporre un fatto così rilevante per quello che è stato il nostro passato in modo tale da giungere con facilità a ogni tipologia di lettore. Al contempo i personaggi sono tutti ben delineati, sia i nuovi che i già conosciuti che tornano con tutte le loro più pregnanti caratterizzazioni.
Con “I demoni di Berlino” scopriamo di quell’incendio che consentì la nascita del Terzo Reich, l’impero ariano che doveva conquistare il mondo e durare almeno un millennio, scopriamo di quel Reichstag che dodici anni dopo simboleggiò la fine di quel dominio. Sono passati quasi novant’anni da quel rogo che segnò la svolta decisiva nell’ascesa nazista ma mai dobbiamo dimenticare quello che hanno significato quegli anni e quell’avvenimento. Perché, come ci ricorda e ammonisce, Fabiano, “il Reichstag bruciò in una sera, ma per spegnerlo occorsero dodici anni e sessanta milioni di morti. Oggi può sembrare una storia lontana, lontanissima, quasi ininfluente, eppure le sue fiamme continuano a covare sotto la cenere”. Non dobbiamo mai dimenticare, non dobbiamo mai abbassare la guardia. Ora e sempre. Buona lettura!
«Un fischio lugubre e disperato si levò in quell’istante dalla locomotiva, mentre il treno si gettava nel buio di una galleria, lunga, lunghissima, interminabile. Chissà quando sarebbero tornati a rivedere la luce.»
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L'autore è lo scrittore che compare ogni settimana nella trasmissione "Di martedì"?
Ed è pure l'autore di "qualcosa sui Lehman"?