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Recensione di Claudio Toscani - "Avvenire" 12.8.20
Molti i libri che si presentano come manoscritti affidati al caso, o a terzi. Questo di Iannaccone (saggista, romanziere, pubblicista, autore di una intrigante decina di libri tra vero e mistero), càpita nelle mani di un «io narrante» costretto a renderne ragione da sequestrato in una ineludibile biblioteca sotterranea. Deve dire la verità sulla lunga e complessa vita di un certo Ambrogio Fumagalli (o Panfilo Visconti? o Zorba Dukakis?), figlio di un macellaio-droghiere di Monza ma provvisto di adeguati studi umanistici, lungo un Ottocento di taglio europeo. Tant’è che non sembreranno inverosimili i suoi rapporti con Marx, Manzoni, Leopardi e Napoleone (che visti in cronologia han tutti un tratto di vita in contemporanea). «La trama complicata, a sfondo storico, le ambientazioni poco credibili, il linguaggio pretenzioso, artefatto, arcaico»: così è definito il testo in questione, ma l’io dell’autore, quello vero della copertina, sa renderlo agibile, magnetico e misterioso, attraverso una miriade di fatti, protagonisti e comparse, coinvolgimenti storici e urbani, nazionali e internazionali. Ogni pagina un ritratto, un luogo, una data; una congerie di storie lanciate come palle da biliardo a rincorrersi, toccarsi, intrecciarsi, separarsi e di nuovo convergere nell’infallibile calamita inventiva propria di chi, come Iannaccone, possiede l’esattezza onnisciente dello storico oltre che la caleidoscopica fantasia del romanziere. Inagibile qualsiasi riassunto di trama delle quasi 500 pagine del libro, tant’è che conviene convergere sui suoi temi e sui suoi significati. Coinvolto nella fantomatica (e settaria) schiera dei «Supplenti» (individui segreti taumaturgicamente incaricati ad aiutare la storia del mondo e i destini di molti uomini nei loro tanti incidenti di percorso), il nostro Ambrogio, sia pure tentato dagli arcani del destino planetario chiamato caso o caos o fato o predeterminazione; sia pure distratto dagli inevitabili richiami della natura, dei sensi, dei sentimenti; riesce a far luce sui dettagli cruciali della storia in cui vive. In altri termini, a significare che nell’alterna sfida tra Bene e Male universali, anche la storia personale conta davanti all’Eterno tanto quanto quella di un popolo, se non di quella terrestre tutt’intera. In una sagace alternanza di inchieste, enigmi, complotti, tesi ed ipotesi, inganni e malanni, l’autore pone sotto la categoria della «cospirazione» (vedi il titolo) i vari appuntamenti dell’umano destino, in filigrana con l’idea di un nascosto ma indubitabile, superiore, onnipotente disegno.
«Non si danno termini assoluti in questo argomento – si legge –. Bene e Male sono avvinghiati fra loro come Amore e Psiche». Una metafisica «cospirazione» mette ognuno di noi, potente o meschino che sia, di fronte alle proprie responsabilità.