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Amore e morte, libertà e oppressione
Un romanzo sotto diversi punti divista agghiacciante “Uomini e no” di Elio Vittorini. Ambientato durante la resistenza nella città di Milano, ha come protagonisti una serie di personaggi di cui non conosciamo i nomi, ma solo generici soprannomi. Una volontà di celare dietro l’anonimato i combattenti partigiani che si impegnano contro un nemico che appare ferocemente spietato. Solo il personaggio femminile, Berta, ha un’identità ben definita. Ella rappresenta, da un lato l’amore incompiuto di Enne2, dall’altro il mondo borghese, meno coinvolto nell’assurda realtà della guerra.
La trama del romanzo si dipana attraverso capitoli di dialoghi brevissimi e veloci alternati a capitoli in corsivo dove il protagonista si confronta con se stesso con il suo passato, la sua infanzia, il suo amore per Berta. In questo scenario il nemico agisce secondo la logica ben conosciuta: atroci torture, rappresaglie, vendette. Milano offre un paesaggio spettrale, le sue strade sono popolate di morti reali e morti viventi. La libertà degli individui è soppressa. Ciò che resta della vita è solo incubo. Enne2, che è a capo dell’organizzazione partigiana viene scoperto e la sua vita è in pericolo. Egli, tuttavia rinuncia alla fuga, rimane al buio nella sua stanza nella vana speranza di ricongiungersi a Berta, confortato dall’affetto dei compagni. Questo è sostanzialmente il messaggio positivo del romanzo: i valori di fratellanza e solidarietà sono ancora saldamente radicati nell’animo di coloro che non hanno perso il senso della pietà: perché il mondo è tragicamente diviso in Uomini e No.
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