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Il barone Corrado
Sulla scia di classica memoria de Il Gattopardo, Costanza Di Quattro pubblica Donnafugata, un romanzo storico di grande atmosfera e fascino. Corredato da una bella ed interessante prefazione di Giuseppina Torregrossa.
Racconta il percorso di vita del barone Corrado Arezzo, nato nel 1824 e morto nel 1895, percorrendo così quasi tutto l’Ottocento siciliano. Testimone suo malgrado dei cambiamenti avvenuti in Sicilia, ne paga un forte, quanto iniquo, tributo con la sua filanda, decidendo così di ritirarsi nel suo palazzo di Donnafugata:
“Ripuliti i vetri, i lampadari, i pavimenti di franco e pece, spolverate tutte le persiane, le scale strofinate con la liscia di acqua bollente e sapone. (…) Nulla era lasciato al caso: ogni suppellettile, ogni oggetto, ogni quadro, ogni orologio da tavolo, ogni sedia, ogni poltrona trasudava la volontà di un gusto preciso e puntuale. “
Ma chi è stato veramente il barone Corrado? Certamente un uomo di spicco,
“Dove è finito quell’uomo illuminato che ha guidato generazioni di idealisti? Dove è finita la sua forza, la tua voglia di andare oltre le avversità della vita, di sentirti e farti vedere più forte degli altri? Dove sei finito tu, con il tuo umorismo costante con la tua ironia tagliente, con le tue stelle e i tuoi sogni. Dove è finito il mio amico pungente di poche parole ma precise, affilate e necessarie …”
Sposato ad una donna che gli è stata imposta per dovere, con la quale instaura immediatamente un forte rapporto fisico, destinato a cementare l’unione con affetto e profondità, nonostante gli scarsi presupposti dell’inizio. E’ un uomo che ha , quindi, attraversato quasi tutto l’Ottocento, con le conseguenze che si hanno.
Un libro che colpisce nel profondo. L’autrice fa ricorso all’analessi più volte, va avanti ed indietro nel tempo con perizia e metodo. Spesso il capitolo fa ricorso alla forma diaristica, ma è sempre in sé e per sé forma compiuta. La storia è fondamentale nelle narrazione:
“Raccontare il furore risorgimentale del protagonista, le nobili frequentazioni e le discussioni appassionate con patrioti del calibro di Michele Amari; la cocente delusione per il fallimento dell’amministrazione sabauda e la vergogna per le false promesse di libertà e giustizia; la sensibilità artistica, che portò Corrado all’Internazionale di Dublino a rappresentare l’Italia.”
Ma non è solo questo: accanto vi è la storia privata del barone, il racconto dei suoi affetti; dei suoi dispiaceri, della perdita della sua amata figlia, ma la compensazione con le nipoti, generazioni su cui investire. Nel complesso un libro dove si mescola pubblico e privato con uno stile di scrittura elegante e preciso. Per chi ama la Storia, le saghe familiari, elaborate con affettazione e ricca precisione sintattica. Bellissimo il raffronto tra vita umana e la rosa:
“non siamo altro che rose. Duriamo il tempo di un sorriso, di un ricordo da custodire, di un notte da ricordare. E quando ci voltiamo indietro di noi resta solo la scia debole di un profumo che è stato intenso.”.
Di gran fascino.
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