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L'uomo Dante Alighieri
Il termine “romanzo” incluso nel titolo del libro non tragga in inganno: non è un testo di narrativa, ma un saggio storico estremamente accurato e documentato sulla vita e sulla figura di Dante Alighieri. Ma in effetti la ricostruzione degli avvenimenti fatta dall’autore, sia quella esplicitamente ricavabile dai documenti sia quella desumibile in via ipotetica dagli indizi, è così interessante e coinvolgente da assomigliare molto ad un “romanzo”.
Ammiro la straordinaria erudizione del prof. Santagata, docente di Letteratura Italiana all’Università di Pisa (ma anche autore di romanzi), che non solo sa interpretare con competenza tutti gli scritti di Dante (inclusi gli innumerevoli riferimenti spesso solo allusivi di cui sono costellati), ma ritrae l’epoca storica e gli ambienti frequentati dal poeta con una dimestichezza che sembra la testimonianza di chi vi è vissuto. Direi che questo lavoro è davvero il frutto di una vita (quella di Santagata) di studi e approfondimenti appassionati.
Emerge dal libro la figura di un Dante sì egocentrico, convinto di essere predestinato ad un ruolo eccezionale nel mondo, ma anche (e proprio per questo) estremamente solo: nonostante la fama che la pubblicazione graduale della Commedia gli procurò, la sua condizione di esule (in certi periodi senza i familiari), la difficile ricerca di un luogo che gli assicurasse protezione e un minimo di rendita, il rifiuto della classe accademica a riconoscere il valore letterario del volgare, la mediocre preparazione culturale dei signori che di volta in volta gli offrivano ospitalità, tutto ciò ha confinato il poeta in una solitudine senza rimedio. Nella parte finale della sua vita il sogno di Dante è quello di ritornare a Firenze, ma ingenuamente in una Firenze che non c’è più, in quanto nel ventennio circa del suo esilio si è profondamente modificata: come dice l’autore, “c’è qualcosa di commovente in questa fedeltà di uno sradicato a miti e a immagini che vivono ormai solo dentro di lui”.
È vero che alcuni aspetti del carattere di Dante lo renderebbero, a conoscerlo di persona, francamente antipatico (la megalomania, la superbia, l’animosità, ad esempio), ma la condizione cui approda negli ultimi anni, che lo vede chiuso nel suo sogno un po’ nostalgico e un po’ utopistico espresso negli ultimi canti del Paradiso, ce lo rende molto più attraente nella sua umanità più fragile.
Consiglio questo libro non solo a chi, per motivi di studio, vuole approfondire scientificamente la figura del sommo poeta, ma anche a chi per personale diletto desideri immergersi nel suo mondo e farsi un’idea precisa del suo fondamentale ruolo nella nostra storia.
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Credo che abbia fatto bene a comprarlo, una recensione interessante la tua!