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Ragazzi di vent'anni
Un romanzo faticoso, devo dire.
Il contesto descritto da Fenoglio è privo d'ogni colore se non quello del fango, tutto il resto è nebbia. Al suo principio ci presenta una storia d'amore immatura, i cui protagonisti sono una giovinetta ancora incapace di capire che l'esteriorità non è tutto (pur avendone prova), e un giovanissimo partigiano descritto come «un brutto: alto, scarno, curvo di spalle»; un giovane costretto a farsi uomo troppo presto, ma che non è in grado di svestirsi completamente della sua ingenuità: non ne ha avuto il tempo, e questa è stata dunque compressa nel pensiero di quella bella ragazzina, le cui attenzioni lo hanno esaltato forse per la prima volta, in una vita vissuta all'ombra del suo amico e fratello Giorgio: quello bello ed elegante. Quando la certezza dell'amore di lei pare venir meno, l'imperturbabile Milton (così si chiama il protagonista) perderà tutto il suo contegno, imbarcandosi in una pericolosa missione personale, in un contesto in cui le questioni private hanno importanza meno che secondaria. Che importanza può infatti avere la fedeltà d'una bambina, quando ogni giorno è in ballo la propria sopravvivenza? Ma tra i membri della Resistenza partigiana v'era anche questo: ragazzi di vent'anni che si sentono già vecchi, che sono costretti ad esserlo e che hanno già visto il peggio della vita, mentre il meglio non hanno forse neanche potuto viverlo del tutto; uomini che, tuttavia, se colpiti nel punto giusto tornano ad essere ciò che in fondo sono ancora: ragazzi di vent’anni incapaci di distinguere le priorità, certe volte.
Milton non è che una cinepresa, un viaggiatore pieno di fango che viaggia in mezzo ad anime come la sua, costrette a celarsi e a fingere d'essere ciò che non sono, pur di dare la svolta a un mondo che non gli appartiene. Eppure basta cosi poco a renderli fragili, indifesi… addirittura masochisti o dissennati.
In conclusione è molto difficile dare un giudizio su questo libro: non l'ho amato, ma capisco che qualcuno possa farlo. Non era intenzione dell'autore dare vita a una storia con un principio e una fine, è evidente, forse provando a mettere la storia in analogia con quelle vite spezzate che si trova a descrivere. È forse qui la peculiarità di “Una questione privata", e qui si nascondono forse i motivi chi possono portarvi ad apprezzarlo oppure no.
“Accese una sigaretta. Da quanto tempo non accendeva la sigaretta a Fulvia? Valeva sì la pena di attraversare a nuoto l’oceano pauroso della guerra per giungere a riva e non far altro o più che accendere la sigaretta a Fulvia.”
Commenti
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sì, sono d'accordo con te.
Cerco di non essere mai categorico nei miei commenti, soprattutto quando si tratta di giudizi non proprio entusiastici. Faccio spesso autocritica e mi dico che spesso, quando un'opera non mi lascia entusiasta, il problema è più probabile che derivi da me che dall'opera in sé stessa. Questo soprattutto quando si tratta di un libro che è molto apprezzato e i cui apprezzamenti sono ben argomentati, come in questo caso. Sono andato a indagare i perché di questa media, le argomentazioni nelle altre recensioni... che mi sono sembrate valide. Se facessi lo stesso lavoro per un libro tipo 50 sfumature o After... immagino che le mie impressioni sarebbero piuttosto diverse.
In breve, anche se non è facile, cerco di tenere il mio gusto personale su un secondo piano: a meno che il libro non mi abbia colpito profondamente oppure nel caso opposto, in cui mi abbia irritato oltre ogni immaginazione.
è la prima opera che leggo di Fenoglio, quindi nemmeno io posso spingermi oltre questa nei miei giudizi. La cosa che mi fa pensare è che era comunque un autore molto apprezzato da Italo Calvino, che non era proprio un tizio qualunque (ed è forse l'autore italiano che apprezzo di più).
Sicuramente lo approfondirò (magari con i titoli che tu mi hai citato) e magari potrò dirti se avrà suscitato in me la stessa tua impressione.
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