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La pelle
 
La pelle 2020-03-01 10:28:05 siti
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siti Opinione inserita da siti    01 Marzo, 2020
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Del perché sia un libro bello

Della famigerata lettera di Alessandro Manzoni, iniziatore del romanzo storico in Italia, al marchese D'Azeglio “Sul Romanticismo” (1823) tutti ricorderete le parole: “Il principio, di necessità tanto più indeterminato quanto più esteso mi sembra poter esser questo: che la poesia e la letteratura in genere debba proporsi l’utile per iscopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo.” La necessità, dunque, per fare letteratura, di un argomento legato al contingente, al reale; di un argomento capace di “scoprire e di esprimere il vero storico e il vero morale”, perché “sorgente del bello”, perché” il vero storico e il vero morale generano pure un diletto, e questo diletto è tanto più vivo e tanto più stabile, quanto più la mente che lo gusta è avanzata nella cognizione del vero: questo diletto adunque debbe la poesia e la letteratura proporsi di far nascere.”
Dopo aver vissuto sensazioni contrastanti, allontanamenti repentini e riappacificazioni altrettanto estemporanee , tanto da farmi dubitare di un qualsivoglia residuo di giudizio, mio, personale, nel leggere questo controverso testo cardine della nostra letteratura italiana del novecento, mi sento ora di poter affermare che oltre a essere un libro utile , esso sia pure un libro bello. Sì, avete ben compreso, un libro bello, inteso, ricalcando le parole di Manzoni, come un libro capace di esprimere il vero storico e il vero morale. Non sono giunta a questa convinzione facilmente, in maniera netta, pulita; tutt’altro anzi, perché la materia di questo romanzo storico è respingente, su più fronti, nel contenuto, macabro, grottesco, a tratti surreale e orrido come le peggiori visioni infernali; perché il rischio di leggerlo seguendo una qualsivoglia ideologia (basti , per tutti, ma non è l’unico, il binomio fascista/ comunista - partigiano)è molto elevato; perché ancora l’ombra del suo controverso autore è feroce: rischia di oscurare tutto. Leggere questo romanzo, a mio parere, per ben leggerlo, significa entrare in una dimensione asettica, come quella necessaria prima di un intervento chirurgico; leggerlo evitando dunque qualsiasi contaminazione e soprattutto leggerlo con gli occhi di un lettore non del narratario ipotetico che possiamo presumere possa essere stato il primo destinatario dell’opera. Noi non lo stiamo leggendo all’indomani del secondo conflitto mondiale, io personalmente non l’ho nemmeno vissuto, per mia fortuna, anche se ha lasciato viva memoria in mia madre ancora vivente e di conseguenza indirettamente anche in me; noi abbiamo la fortuna di una lettura meno ideologizzata della storia italiana, della stessa lotta partigiana anche se viviamo ancora in un’epoca di forti strumentalizzazioni ideologiche( basti pensare alle vergognose polemiche che hanno annebbiato il 10 febbraio scorso e l’incapacità generale di leggere ancora alcune pagine della nostra storia); noi siamo i lettori dell’oggi che possono solo, a mio modesto parere, ringraziare il dato oggettivo fotografato da Curzio Malaparte. Un Paese sotto una dittatura, un Paese vinto, un Paese infine liberato da un vincitore, un Paese sconfitto, sotto tutti i punti di vista; un Paese infine ammorbato dal male, come tutta l’Europa, ma, a ben vedere come tutto il mondo; perché non c’è distanza alcuna tra vinto e vincitore dove a trionfare è solo il Male. Una storia che non lascia spazio a espiazione o a redenzione alcuna ma che condanna, in una disfatta generale, qualsiasi ideologia, qualsiasi posizione: quella del vinto, quella del vincitore, quella del fascista, del comunista, del partigiano, del cattolico … è il trionfo della morte dell’uomo, del suo umanesimo schiacciato dalla guerra.
Sono dunque convinta assertrice della necessità di recuperare questo libro, di farlo conoscere, perché penso sia un libro profondamente coerente, leale, oggettivo e coraggioso per le posizioni espresse. È vero, non è un libro perfetto, a tratti è ripetitivo e disturbante, ma letto fino in fondo esprime una profonda umanità, un interesse vivo e reale per il bene del nostro popolo, non è un libro “bello” perché racconta l’orrore ma è un libro originale perché lo fa attraverso molteplici moduli stilistici e letterari, senza risparmiare il grottesco e il surreale, è un libro dall’intelligente ironia ma anche un libro doloroso. È l’esperienza di un uomo in un ennesimo viaggio al termine della notte; una notte che spesso è stata metafora della perdita dell’umanità. L’unico tratto peculiare che rende l’essere umano, o dovrebbe, renderlo tale.
Mi dispiace di non aver scritto niente di dettagliato e forse di utile ai fini di una recensione, posso solo sperare che le mie parole permettano ad altri di accostarsi , nella maniera corretta, a questo scritto che annovero, a livello stilistico, tra i più alti e belli, dunque, che mi sia capitato di leggere nella mia esperienza di lettura.

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Ciao Laura, questa tua recensione mi è molto interessata devo dire, sia perché esamina il libro sotto un punto di vista che non avevo considerato, o meglio, lo avevo fatto ma in via secondaria, sia perché lo riconduce nell’ambito della tradizione del romanzo storico, sulla scia di Manzoni. E comunque sottolinea indirettamente, ancora una volta, che Malaparte o lo si perdona per i suoi difetti, o lo si critica, bisogna scegliere da che parte stare.
Non è vero che non hai scritto nulla di dettagliato nella tua recensione: hai semplicemente privilegiato l'utile rispetto al vero e all'interessante.
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siti
01 Marzo, 2020
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E tu hai deciso?
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siti
01 Marzo, 2020
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ahahaha, vero!!!
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DanySanny
01 Marzo, 2020
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Tutto non gli ho perdonato, ma tra domani e martedì pubblico la mia recensione!
Laura la tua è la segnalazione più utile perché a quella standard" forse abbiamo già provveduto ! Stupendo il richiamo manzoniano all' utile e dilettevole , all'importanza della verosimiglianza in un'opera che è un mix di biografia, storia, cultura dell'epoca e finzione.
Ci voleva una considerazione così sincera e così ben ponderata e di livello come sai fare tu. Apprezzo anche che tu sia andata oltre le ideologie che ci piacciano o meno, e abbia dato una spiegazione (che non è giustificazione) a dei passaggi che ci hanno lasciato perplessi!
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siti
01 Marzo, 2020
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Curiosa...
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siti
01 Marzo, 2020
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Grazie Marianna, di cuore. Io, purtroppo o per fortuna, appartengo alla generazione più depauperata in questo senso (ideologico), ne deriva per ciò un vago senso di noia di fronte alle ideologie o forse un superamento delle stesse in seguito all'assurdità divisorie che generano. Quando dunque mi ritrovo di fronte a un D'annunzio o ora a un Malaparte cerco di collocarli nel loro tempo, il novecento è, come sai, il secolo breve, troppo sincopato, troppo azzardato, troppo di tutto, senza essere riusciti a metabolizzare un bel niente. il limite purtroppo della mia generazione è sotto gli occhi di tutti, a livello culturale, economico e politico...
Il gruppo di lettura su Malaparte deve avere ispirato tutti quanti, perché le recensioni de "La pelle" che leggo sono una più bella dell'altra. La tua, Laura, è magistrale per come passa da illuminate citazioni di Manzoni e (tra le righe) di Celine a riflessioni super partes sulla storia italiana del XX secolo. Brava!
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archeomari
02 Marzo, 2020
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Aspetta ancora, Giulio. Manca Daniele che ha intenzione di smontare tutta l'opera o quasi!
Per il prossimo mese ho due titoli per il GdL, Laura!!
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