Dettagli Recensione
Geli
«C’è chi è fatto per la realtà, commissario Forster, e chi è fatto per la finzione»
Il destino. Quando siamo davvero consapevoli di quando questo comincia a compiersi? Siamo davvero sicuri di riuscire ad accorgerci di questo fato che incombe su di noi, che si paventa sul nostro cammino fiero e imperscrutabile al punto tale da sconvolgere quei sentieri che credevamo certi? E, ancora, quando e di chi possiamo davvero fidarci? Forse non ce ne accorgiamo che a fatti occorsi, forse, semplicemente non ce ne accorgiamo altro che quando la nostra fiducia è stata donata con la massima sincerità, certezza e umiltà a chi ci ha fatto credere di potersela guadagnare. Certe volte, ancora, a rendere tutto un po’ più complesso è anche l’insieme delle circostanze storiche e sociali che ci circondano, un po’ come accade ne “L’angelo di Monaco”, romanzo d’esordio di Fabiano Massimi, modenese classe 1977 che ci destina di un testo dalle mille sfaccettature e dalle molteplici riflessioni.
È il 19 settembre 1931 quando il corpo di Angela Maria Raubal, detta Geli, nata a Linz, Austria, il 4 giugno 1908, viene rinvenuto privo di vita negli appartamenti in Prinzregentenplatz 16, Bogenhausen, Monaco, abitazione dove risiedeva sotto la tutela di Adolf Hitler. Rinvenuto dalla servitù del palazzo, il cadavere, che giaceva in posizione prona, al centro di una pozza di sangue rappreso e stimabile all’incirca nella quantità di un paio di litri, sembra chiaramente oggetto di una morte avvenuta per mano propria. I due ufficiali incaricati per la polizia di Monaco e più precisamente i commissari Siegfried Sauer e Helmut Forster, sono indotti a ritenere di trovarsi di fronte ad un suicidio. Dall’arma del delitto appartenente allo zio e soventemente riposta con accuratezza in un suo cassetto, alla camera chiusa dall’interno, dall’ordine che rinvengono in questa, al presunto litigio con il tutore: tutto fa supporre che si sia trattato di un gesto volontario, autoinflitto. Tuttavia, qualcosa non convince Sauer che, andando avanti nelle sue personali considerazioni è sempre più convinto che qualcosa sia loro sfuggito all’osservazione. A distanza di brevissimo tempo, ancora, segue la morte del fabbro che proprio quella mattina aveva aiutato ad aprire la stanza in cui giaceva la giovane minorenne. Che i due fatti siano tra loro collegati? Perché l’archiviazione della morte di Geli è così rapida e repentina? Perché il duo viene immediatamente sollevato dall’incarico di investigare almeno sulla morte dell’uomo?
«Spesso, diceva quel pensiero, gli uomini considerano chiuso ciò che si è aperto a malapena.
Spesso, nella loro eterna ignoranza delle cose, gli uomini chiamano fine ciò che in realtà è solo l’inizio.»
Siamo nella Germania dell’astro nascente della politica tedesca, del leader del Partito nazionalsocialista dei lavoratori, dell’ormai prossimo Fuhrer, dell’ormai prossimo dittatore. Certamente la responsabilità di un tale delitto potrebbe ledere alla sua ascesa e se presumibili motivi incestuosi o pedopornografici fossero veri, la suddetta Geli sì che potrebbe diventare il simbolo dell’Angelo della Libertà, un monumento che potrebbe mutare il corso degli eventi.
Tra realtà e finzione, tra fatto storico realmente accaduto, tra arte e maestria del narratore, quello proposto da Fabiano Massimi è un testo di grande pregio e valore che non delude le aspettative e che al contrario invita chi legge a riflettere e ad interrogarsi. Oltre che ad essere caratterizzato da una penna precisa, minuziosa, mai prolissa e ininterrottamente accattivante, all’autore va il grande merito di essere riuscito a ricostruire il periodo storico con estrema accuratezza. Chi legge, infatti, non solo è incuriosito dal giallo, ma è anche stimolato a tal punto dal desiderare di approfondire questa vicenda storica per alcuni sconosciuta, per altri dimenticata.
Fabiano ci fa meditare sulla forza del male, sui suoi meccanismi, sui suoi mezzi di diffusione e insediamento, su quei tentacoli che giorno dopo giorno si insediano nelle nostre vite, silenziosamente, senza che vi sia modo di accorgersene o di rendersene conto, di fare qualcosa per impedire che il seme trovi terra fertile per crescere e svilupparsi. Una giustizia che arriverà a scoppio ritardato per questo giovane angelo che non deve essere dimenticato.
«Se il nemico è alle tue spalle non si chiama libertà, si chiama fuga. […] Ma la verità è più pesante dell’acqua, e non affiora mai da sola: va cercata, dissepolta, sostenuta. Va esercitata. […] La Storia non la scrive chi vince, avrebbe dovuto dirgli, ma chi sopravvive. Anche gli sconfitti, prima o poi, trovano voce.»
Indicazioni utili
Commenti
7 risultati - visualizzati 1 - 7 |
Ordina
|
Ti domando un ulteriore chiarimento su quanto ci sia di rigorosamente documentato e quanto di 'romanzesco' .
Brava!
7 risultati - visualizzati 1 - 7 |