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Un sogno dal quale ci si sveglia morendo
L’albatro di Simona Lo Iacono è Antonno, un misterioso ragazzino che affianca nell’infanzia il piccolo Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
“Antonno, del quale sconoscevo l’origine e i motivi per i quali mi era stato messo accanto… l’amore di un re predestinato a morire.”
Dotato di abilità manuali (“Antonno lavorava con le mani invase dalle sue bellissime cicatrici”), svolge un ruolo complementare come compagno di giochi del futuro scrittore del Gattopardo tra Palermo e Santa Margherita Belice, particolarmente nell’estate in cui una compagnia di attori girovaghi inscenreà “La signora delle camelie”.
Narrato da due prospettive – quella del passato nel ricordo e quella del presente sul letto di morte – il libro è raffinato, suggestivo, struggente sia nel ricreare atmosfere storiche e letterarie (“Più che l’artiglio del gattopardo, adesso è l’albatro a soccorrermi nella notte”), sia nel fornire un saggio romanzato sullo scrittore del Gattopardo. Molto poetica e sorprendente la rivelazione finale sull’identità dell’albatro Antonno.
Giudizio finale – citazione: “La vita è un sogno dal quale ci si sveglia morendo.” Virginia Woolf, citata nell’opera per introdurre la parte seconda (“Dal rovescio al dritto”).
Bruno Elpis
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