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Carlo Gesualdo da Venosa e il Dolore
“Madrigale senza suono” di Andrea Tarabbia è il romanzo vincitore del Premio Campiello 2019 e credo che sia stato premiato anche e soprattutto per il coraggio: sì perchè l'autore ha avuto coraggio sia nel raccontare materie così poco indagate nella letteratura di questi ultimi anni (-tutto da noi,come da voi, si sta schiacciando sul presente, sull'oggi-) sia nell'utilizzo della forma romanzo gotico, ricco di umori, sangue, oscurità, poco o nulla usata in Italia.
Il libro ad una lettura superficiale può sembrare la biografia sotto forma di romanzo di Carlo Gesualdo Principe di Venosa, personaggio realmente esistito a cavallo tra il '500 e il '600, famoso per il contributo fondamentale che diede all'innovazione della musica polifonica e per aver ucciso la moglie Maria D'Avalos e il suo amante Fabrizio Carafa. Ma “Madrigale senza suono” è molto più di una biografia anzi, la vita di Gesualdo da Venosa viene presa a pretesto da Tarabbia per scrivere dell'arte, della creazione, della vita, del genio e dell'opera che possono scaturire dal Male.
All'inizio del romanzo siamo nel 1960 e troviamo un ottantenne Igor Stravinskij che si appresta a comporre il famoso “Monumentum pro Gesualdo da Venosa” (-dove Gesualdo ha immaginato delle voci, io userò degli strumenti. Farò insomma dei madrigali senza voce-) dopo essere venuto in possesso del manoscritto (apocrifo?) “Cronaca della vita di Carlo Gesualdo Principe di Venosa scritta da Gioachino Ardytti servitore fedele” . E' proprio Stravinskij a legare la storia di Gesualdo all'oggi ed è proprio grazie a lui che il lettore può seguire la “Cronaca”. Gioachino, servo nano e deforme, è l'ombra di Gesualdo, si sono conosciuti in seminario e lo ha poi seguito lungo tutta la vita, gli è stato accanto nel bene e nel male tanto da sollevare il dubbio in Stravinskij e nel lettore di essere in realtà il Doppelganger di Gesualdo stesso (-perchè se lui muore, io muoio..-). Gioachino E' Gesualdo già da quando è lui ad infliggere le coltellate fatali a Maria D'Avalos, è l'antitesi della bellezza che Gesualdo è in grado di creare con la musica, è il doppio nel quale è riposto il Male della sua vita, la sua cattiva coscienza. Intorno al Principe di Venosa ruotano molteplici personaggi minori, le due mogli Maria e Leonora d'Este, Staibano il medico, il gesuita segretario Adinolfo, i due figli Emanuele e Adolfo poi persi entrambi, le sue amanti, e così via ma c'è n'è uno che spicca tra tutti: Egli, cioè Ignazio, il figlio non voluto e tenuto segregato nelle cantine del castello. E' Ignazio, personaggio inventato dall'autore, la chiave di volta di questo romanzo, solo alla fine si capirà veramente cosa in realtà rappresenti. La “Cronaca” si chiude con la morte di Gesualdo e sono veramente splendide le pagine che raccontano come l'autore ha immaginato le circostanze nella quale avvenne. E' poi in queste pagine che forse si può capire il significato del titolo “Madrigale senza suono”. Nel romanzo l'autore ci fornisce alcune spiegazioni ma a mio avviso è nella fine stessa di Gesualdo che si svela il vero significato, in quella musica insensata che continua a suonare: “Madrigale senza suono” altro non è che il leggendario VII libro che mai fu ritrovato semmai fu scritto, altro non è che l'approssimarsi della Morte. C'è la coscienza di essere alla fine di un'epoca, il Rinascimento, e se ne sente tutto il peso, la tristezza. Tarabbia ha costruito questo romanzo gotico a più voci come è la struttura di un madrigale, usando una prosa colta, elegante che fa presa sul lettore; che sia gotico il carattere principale del libro è chiaro fin dall'inizio, dalle circostanze nelle quali Stravinskij viene in possesso della “Cronaca”.
E' da un grande Male, da un grande Dolore che nasce l'opera di genio? Questo è l'assunto che l'autore ci pone con la rivisitazione della vita e della fine di Gesualdo da Venosa e ce lo fa spiegare mirabilmente dallo stesso Principe nel discorso con l'Adinolfo su Torquato Tasso -”....quello che non ti dissi è che il motivo per cui io odiavo quei versi...è che io ho invidiato messer Torquato fin da quando l'ho conosciuto....l'ho invidiato per il dolore che egli ha vissuto....della naturalezza con cui egli soffriva e che era in grado di rovesciare nei suoi versi migliori”-.
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Commenti
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@ Emilio Finalmente dopo varie delusioni un libro che mi riconcilia con i premi letterari italiani! A mio avviso ha vinto meritatamente e se ti piacciono i romanzi scritti bene e che fanno riflettere te lo consiglio :)
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