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La rivolta di Pavia
Un breve ma interessante romanzo storico ambientato nella Pavia di fine XVIII secolo sotto dominazione asburgica, dove, il 14 maggio 1796, entrarono le truppe di Napoleone Bonaparte per sedare la rivolta antifrancese, già precedute dalle eclatanti idee rivoluzionarie cariche, per alcuni borghesi e intellettuali, di speranze nuove. L'autore è Mino Milani, pavese doc, oggi più che novantenne, il quale ha da sempre posto la sua città al centro di diversi scritti.
Prendendo le mosse dalla stampa di una celebre incisione (quella di Carle Vernet, “Révolte de Pavie”, 1806) e da un carteggio del 1811 trovato casualmente, l'autore, a distanza di quasi due secoli, riporta alla luce una piccola storia che incrocia la grande Storia dell'epoca: la vicenda della contessina Margherita Cantarana e del dottore in legge Carlo Capsoni, due giovani legati da un sentimento d'amore e da un tragico destino. Ultima superstite di una casata nobiliare d'origine longobarda caduta in rovina, la prima; idealista giacobino, privo di titoli e stemmi, il secondo. Ai loro nomi si legherà quello di un terzo personaggio pavese a sua volta realmente esistito, tale Agosteo, commerciante di professione, che con la prepotenza del proprio denaro pensava di poter comprare tutto. Sarà proprio quest'ultimo, inaspettatamente, a dominare la scena, in modo inquietante e misterioso, nella seconda parte del romanzo, presentandosi come testimone tormentato di un passato mai del tutto sopito.
Con grande bravura, attraverso uno stile narrativo appassionante, Milani cattura il lettore catapultandolo nel passato per poi ricondurlo ai giorni nostri (la prima edizione del libro risale al 1986). Sullo sfondo, ieri come oggi, la piccola città di Pavia con i suoi luoghi e atmosfere affascinanti e questa sua pagina di storia forse non a tutti nota che la vide saccheggiata e umiliata da Napoleone; molto interessante, inoltre, la figura della giovane nobildonna il cui nome dà il titolo al romanzo, conosciuta in Francia come Marguerite Chante-Granouille e caduta, “vittima della barbarie cosacca”, ad Austerlitz nel 1805 al seguito dei soldati francesi che l'avevano adottata come vivandiera. Peccato per i diversi refusi sparsi qua e là nel testo che, tuttavia, offre nel complesso una buona e istruttiva lettura.
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Commenti
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Ti abbraccio Laura. Ciao
Però ricorda che ho fatto presente come il libro non sia esente da refusi... Non tutti li sopportano! ;)
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