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Un uomo banale
Non esiste storia migliore raccontata da chi quella vicenda l’ha vissuta come protagonista, in prima persona. Infatti, non è la stessa cosa se quella storia sia riesumata dagli storici traendola da libri, documenti, giornali dell’epoca, e neanche se è raccontata in diretta da testimoni presenti ai fatti. Come già ebbe a dire Akira Kurosawa nel celebre film “Rashomon”, spesso dello stesso episodio, vissuto contemporaneamente da più testimoni che lo riportano per flashback, le versioni non di rado sono contrastanti, e non si capisce mai bene quale sia la verità. Perché la verità appartiene a chi la racconta, e poiché ciascuno è a suo modo, esistono tante verità, per dirla con Pirandello: una nessuna e centomila. Inoltre spesso, se non sempre, la realtà è scritta dai vincitori. Tutto questo ben lo sa Antonio Scurati, il quale in “M. il figlio del secolo” ha l’idea di far raccontare direttamente a Benito Mussolini se stesso, il suo movimento e quello che ha significato per il nostro paese , essendo il duce a torto o a ragione tra i protagonisti della storia del secolo scorso. Giacchè mai come in questo caso la storia è magistra vitae. Se oggi siamo quello che siamo, è anche perché abbiamo vissuto Mussolini, il fascismo e quanto altro, senza dimenticarci dei corsi e ricorsi storici: dalla “gloria dell’impero” ai”prima gli italiani”, dal “fucile che difende il solco tracciato dall’aratro” ai “porti chiusi”, spesso il passo è breve. Ovviamente, il racconto del duce è romanzato: ma tutto quanto dice è reale, storico, non verosimile ma vero, supportato, documentato e documentabile. Più che un romanzo, un documento, quindi, una ricostruzione degli eventi, al termine della quale il lettore, lasciato libero nella sua riflessione, giunge spesso alla stessa conclusione della “Banalità del male” di Hanna Arendt.
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Commenti
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Ferruccio
Bruno
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Di personaggi già molto scandagliati dagli storici è ben arduo dire qualcosa di profondamente nuovo.