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Leonardo enigmista e agente investigativo
Nel 1496 Leonardo di Ser Piero da Vinci è presso la corte di Ludovico Sforza, detto il Moro, a Milano; città che ha sostituito Firenze quale faro della cultura e dell’arte italiana. Per il duca Leonardo progetta armi, spettacoli sontuosi per i suoi ospiti e innovazioni che potrebbero rivoluzionare la scienza militare, i trasporti e i sistemi di coltivazione nell'intero territorio ducale. Quando il tempo e l’ispirazione glielo consentono, o il duca glielo impone, dipinge splendidi ritratti alle donne del suo Signore, siano esse la legittima consorte o qualcuna delle occasionali amanti. In questi anni termina pure l’esecuzione del Cenacolo per il convento di S. Maria delle Grazie e prova a realizzare l’immensa statua equestre di bronzo in onore di Francesco Sforza. Però, sopra ogni cosa, Leonardo studia. Studia tutto ciò che solletichi la sua inesauribile curiosità: anatomia, matematica, meccanica, fisica, cercando di strappare alla Natura il segreto delle sue leggi o di comprendere l'essenza stessa dell’uomo.
Nel 1496 nasce pure la salda amicizia tra lui e il frate Luca Pacioli, allievo di Piero della Francesca e illustre matematico rinascimentale.
Quell'incontro fornisce l’ispirazione allo scrittore e dantista Francesco Fioretti per questo romanzo nel quale, miscelando la vita reale del genio fiorentino con la finzione letteraria, si aggiunge alle tante avventure realmente vissute da Leonardo, pure un’indagine investigativa totalmente inventata che avrebbe tenuto occupati per anni i due amici studiosi.
Questa la storia: nel convento francescano di Milano, ove padre Pacioli è ospite, viene trovato morto, anzi, barbaramente ucciso, uno dei confratelli. In effetti, dopo alcune indagini, si scoprirà che il defunto non era affatto un monaco, bensì un uomo al servizio dei Malatesta, sotto mentite spoglie. Dalla sua cella sono stati trafugati alcuni rarissimi volumi bizantini portati in Italia da Sigismondo Pandolfo Malatesta reduce dalla crociata in Morea. Si tratterebbe di libri di incalcolabile valore anche scientifico, poiché conterrebbero studi e dotte dissertazioni sulle conoscenze ormai perdute degli antichi studiosi alessandrini. Chi ha ucciso l’uomo e, soprattutto, dov'è finita la preziosissima biblioteca? A questo enigma se ne intreccia un altro: Luca Pacioli reca con sé un suo ritratto eseguito da Jacopo de’ Barbari nel quale è contenuto un enigma intrigante che dovrebbe fornire la chiave per un codice segreto studiato dal frate ad uso dei signori di Montefeltro. Cosa vogliono significare quegli strani solidi geometrici e quei riferimenti matematici che si vedono nel dipinto?
Per Leonardo quei misteri apparentemente insolubili sono un’attrazione irresistibile: divengono tarli che gli rodono e occupano parte della mente per anni, anche dopo il suo allontanamento da Milano, e lo perseguitano durante la vita raminga per l’Italia sino alla loro auspicata risoluzione.
Nel cinquecentesimo anniversario della morte del genio fiorentino l'A. si diverte ad inventare una storia di rompicapi enigmistici, di intrighi e complotti, nella quale Leonardo assume il ruolo del grande investigatore deduttivo. Tuttavia l’intreccio avventuroso è una mera scusa, anche piuttosto esile e coltivata solo a tratti, per parlare di un Leonardo intimo, più personale di quello che normalmente ci viene mostrato. La maggior parte delle pagine, infatti, è dedicata a parlarci di lui: di ciò che va facendo nella vita privata o di ciò che va pensando. Sul filo attento di quanto lascerà scritto nei suoi codici e di quanto gli storici ci hanno riferito, viviamo al suo fianco una serie di episodi, parzialmente scollegati tra di loro, dai quali emergono la sua personalità, i suoi turbamenti, forse pure amorosi, le ansie di conoscenza e le preoccupazioni per l’Italia, preda di un caos crescente. Da ogni riga traspare l’attenta documentazione che ha guidato l’opera che oltre ad essere romanzo è pure biografia e storia dell’arte rinascimentale.
Purtroppo questa ansia di raccontare tanto (troppo) di Leonardo e dei suoi contemporanei fa perdere unità e piacevolezza al romanzo. Dal momento che il romanzo si vorrebbe proporre soprattutto come finzione giocosa sul personaggio, l’eccessiva pedanteria storico artistica-rievocativa risulta defatigante.
Indubbiamente se l’A. si fosse concentrato solo sulla fantastica vicenda spionistica ne sarebbe uscito un indigeribile polpettone, una specie di “Codice da Vinci” in costume. Fortunatamente ciò non è avvenuto. Tuttavia forse, si è ecceduto nella direzione opposta: troppa storia e poca trama. Non aiuta a sedurre il lettore neppure l’enigma dell’eicosiexaedron (il solido archimedeo a 26 facce chiave del rovello pensato dal Pacioli): il rompicapo che offre è indubbiamente allettante, ma forse troppo arzigogolato e matematico. Io, che di solito cado nella trappola e cerco di precorrere lo scritto risolvendo anticipatamente gli enigmi, questa volta mi sono lasciato pedissequamente guidare fino alla soluzione senza particolare entusiasmo, né ho provato ad affrontare il gioco per smartphone in stile “Cubo di Rubik” che fa da completamento al libro e al gioco enigmistico.
Nonostante questi difetti il fascino di essere calati, al fianco di Leonardo, in una delle epoche più stimolanti della storia italiana attrae ed attira e, quindi, nel complesso il romanzo è piacevole oltre che istruttivo.