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Nata sotto il segno dei gemelli
La prima parte del romanzo riconduce la leggenda della nascita dei gemelli alla logica dei fatti: figli di Rea Silvia, vestale sottoposta alle violenze dello zio Amulio e innamorata dello schiavo Terazio, Romolo e Remo vengono sottratti al dispotismo violento del tiranno di Alba Longa e portati al sicuro in una grotta, ove vengono ritrovati da una donna soprannominata Lupa che li affida al pastore Faustolo.
La prima parte analizza l’evoluzione del rapporto fraterno e le differenze di temperamento che – secondo l’antico schema che vede Caino contrapposto ad Abele - portano i gemelli a scontrarsi.
Nella parte centrale il capitolo della fondazione (“Lui avrebbe tracciato il sulcus primigenius”) apre il dilemma: la nuova urbe si chiamerà Remoria o Roma?
Con l’aiuto di auguri e auspici, il primo re viene designato sia per volere divino sia per acclamazione umana.
I primordi di Roma sono tribali (“La costruzione dei quartieri seguiva la divisione in tribù”), ma Romolo traccia con lungimiranza i meccanismi (“I vostri clientes vi saranno leali e fedeli”) che garantiranno a Roma non soltanto la sopravvivenza, bensì… l’eternità.
Giudizio finale: protolatino, leggendario, avvincente.
Bruno Elpis
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Comunque se uno non fa il pignolo, è un buon romanzo tra l'epico e l'avventuroso.
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