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La necessità di avere un domani
Genova, anni Trenta del Novecento. I Rimon sono ebrei e benestanti e conducono un'esistenza come tanti altri tra quotidianità e conflitti familiari. Alessandro, figlio di Marc ed Emilia, è un bambino che a soli 4 anni ha imparato a leggere e scrivere, solo osservando le sue cugine più grandi che già lo facevano. Viene mandato a scuola precocemente e si pensa ad una sua probabile “genialità”. Soprattutto la madre Emilia, donna rancorosa ed irritabile, incapace di riconoscere la sua fortuna, fa delle doti di Alessandro l'aspettativa primaria e lo scopo di tutta la sua vita.
Alessandro inizia a frequentare il ginnasio a soli 9 anni e, insieme alla solitudine e alle difficoltà legate al difficile inserimento tra ragazzi molto più grandi, il bambino dovrà ben presto affrontare anche la certezza del fatto che lui non è affatto un genio. Magari è stato precoce, sicuramente è molto sveglio e intelligente, ma non è un genio. La rivelazione è presa in maniera positiva da tutta la famiglia, dal padre Marc, dagli zii e dal nonno, eccetto che dalla madre, che ne rimane invece profondamente delusa. Mentre Alessandro cresce, la storia privata della famiglia Rimon inizia inesorabilmente ad intrecciarsi con la Storia con la S maiuscola. I Rimon sono ebrei e ben presto la loro quotidianità viene sconvolta dalle Leggi razziali. Alessandro deve lasciare la scuola, il padre e lo zio non possono più esercitare le loro professioni.
«Gli sembrava che tutto procedesse come se un treno, dopo aver deragliato, continuasse la sua corsa sul terreno. Infido, pieno di buche, ma pur sempre terra ferma e in qualche modo rassicurante. La spinta umana a rassegnarsi è davvero così forte? Quello che ieri era sembrato insostenibile, oggi si riusciva a inghiottirlo quasi senza fatica.»
Il padre di Alessandro, Marc, di origine belga e con passaporto inglese potrebbe facilmente lasciare l'Italia e trasferirsi in Gran Bretagna. Emilia però non vuole saperne, non comprende la gravità della situazione e non vuole lasciare la sua famiglia d'origine e il suo Paese natale. Fra riunioni di famiglia e lezioni alla scuola ebraica passano inesorabili i mesi e gli anni, finché la situazione diventa veramente pericolosa e il rischio di essere deportati ed uccisi è sempre più concreto...
“Questa sera è già domani” racconta la vicenda realmente accaduta, anche se comunque romanzata, al marito dell'autrice, Luciano Tas. É un altro testo che ha a che fare con la memoria, un'operazione necessaria sia per le persone che hanno vissuto sulla loro pelle il razzismo, la discriminazione e le violenze, sia per tutti noi nati successivamente, perché riusciamo ad imparare qualcosa da ciò che è stato. Un romanzo, secondo la mia opinione, pienamente riuscito: la vicenda umana di Alessandro si intreccia perfettamente con gli avvenimenti storici e ci racconta anche il suo percorso di formazione e il cammino che dall'infanzia lo conduce verso l'età adulta. Gli aspetti psicologici, la forza e l'istinto di sopravvivenza, la necessità di avere un domani, la ricerca e la coscienza di identità singola e di gruppo che caratterizzano il protagonista di questa vicenda emergono dal romanzo in maniera vivida ed efficace.
«Ci hanno levato tutto, ma qualcosa, chiamatelo come volete, se non è retorico possiamo provare a dirlo. Ci hanno regalato di forza un'identità, molti di noi non la volevano, non ci pensavano per niente, ma è andata così. E ora che ci hanno gettato questa corda sarebbe dissennato non aggrapparvisi. Senza qualche corda saremmo ancora di più niente.»
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