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Maria l'acquaiola
L’acquaiola di Carla Maria Russo racconta la storia di Maria, detta l’acquaiola. Ma chi era Maria? Era una donna povera, la figlia dello stagnino. Un uomo povero suo padre, malato che da solo non riesce più a soddisfare le esigenze della sua famiglia. Nessun problema, allora, ci pensa lei, Maria! Avezza ad alzarsi all’alba, sopporta ogni tipo di fatica pur di sopravvivere. Coltiva il suo piccolo apprezzamento di terreno che le fornisce un po’ di cibo per mangiare e da vendere, accudisce il padre malato, si cura della casa e si offre come bracciante agricolo, quando abbisogna. Quando i signori della Casa Grande le offrono il lavoro di “acquaiola”, ovvero di portare con il suo asino acqua dalla fonte al castello, per lei è un onore a cui fa fronte con maniacale compostezza. E’ un lavoro duro, viene pagata la metà del salario spettante ad un uomo, ma lei non sente ragioni. E lavora, sempre, con qualunque tempo e stagione. Così:
“Maria e il suo asino riprendono il cammino, su e giù fino alla fonte, tre chilometri di impervia strada di montagna all’andata e altrettanti al ritorno, più volte al giorno, con qualunque tempo. (…) Parla pochissimo Maria. E’ riservata e rispettosa. Scarica i barili dell’acqua, uno a uno, carica i vuoti sull’asino e riparte. Tutto da sola. (…) E’ un bene che Maria incuta soggezione alla gente, con quella sua dignità scontrosa, di fronte alla quale, per istinto, nessuno oltrepassa il limite che lei pone alla confidenza e alla familiarità.”
Lei ha un motto a cui si attiene scrupolosamente:
“La vita è dura. Prima lo capisci e meglio è per te.”
Non solo, lei ha:
“un pretesto dietro il quale nascondere una forza di volontà, una durezza di carattere che la rende inafferrabile e altera, pur nella sua apparente modestia, nella sua misurata affabilità. “
Maria è, a suo modo, anche una bella donna, anche se dura. E può capitare che in un mondo così rustico, qualcuno decida di impadronirsi di quella bellezza, per violarla gravemente. Il frutto di quella insana violenza sarà una bambina, che “l’acquaiola” non potrà mai amare perché le ricorderà sempre il grave torto subito.
Un romanzo storico, narrante di una figura di donna alquanto bella e stupefacente. Un testo che narra con puntigliosità anche le condizioni di una società arcaica, alquanto povera e dura, ma sorretta sempre da profondi legami e valori a cui fare riferimento. Una società in :
“cui impera l’arretratezza culturale e vige il principio del servilismo, della sottomissione del debole al forte, dell’imbroglio e dell’aggiustamento clientelare, non certo della giustizia o dell’imparzialità, i cambiamenti radicali sono visti con scetticismo, anzi con autentico terrore, specie da chi ha molto da guadagnare dall’immobilismo e dal perpetuarsi dell’arretratezza.”
Un bellissimo testo, preciso e profondo. Un romanzo che narra, con perizia e sapienza narrativa, della figura di una donna di altri tempi e altri contesti, splendidamente dipinti e narrati. Una lettura in cui il lettore si immerge e viene travolto con passione e precisione di uno storico, studioso di epoche e di fatti lontani. Bellissimo ritratto di dona,a tratti rude, un po’ cinica, piegata da una vita di stenti e di dolori, ma sempre fiera di sé ed orgogliosa. Ma soprattutto sempre onesta, sorretta da una incorreggibile fede in valori etici e morali incorruttibili ed indiscutibili. Un esempio per i tempi moderni.