Dettagli Recensione
Bidimensionalità
Alla base di questo nuovo romanzo del collettivo di autori “Wu Ming” vi è lo studio e la rianalisi delle teorie marxiste e leniniste che hanno portato al fondamento e alla nascita dell’Unione Sovietica e del comunismo. Non stupisce dunque che tutta la narrazione assuma i caratteri dell’illusione e della disillusione, del tempo che si sussegue a spezzoni frammentando presente e passato, per poi rallentare innanzi all’aspetto filosofico delle teorie enunciate stesse.
E nonostante l’opera abbia inizio con la figura di Denni, vero protagonista del componimento è Aleksandr Bogdanov, filosofo, politico, medico che ha teorizzato la tectologia ovvero quella scienza che statuisce che la società moderna debba essere necessariamente organizzata in strutture per avere un senso, una ratio, una ragione, una corretta organizzazione. Da qui nasce il Proletkult, organismo classe 1917 che ha quale caposaldo la classe proletaria e che rappresenta l’unica possibilità per il futuro (almeno nei suoi intenti in quanto questo avrebbe dovuto occuparsi di rivoltare l’organizzazione della realtà). Alla sua base vi è la necessarietà della cultura poiché senza questa qualsiasi operaio non avrà una vera possibilità di riscatto e di indipendenza perché dovrà sempre fare affidamento su soggetti più qualificati ed esperti in un determinato settore. Per trovare e dettare fondamento concreto al pensiero ideologico viene dato vita al mondo di Nacun, una città del Sole dove vige la legge universale dell’organizzazione. Per custodirne l’essenza e trasmetterne i caratteri quest’ultimo è trascritto nel libro di Bogdanov intitolato “Stella Rossa”. Un libro, che fa da perno agli sviluppi e che incentra e contestualizza anche la figura di Denni, la quale crede di essere giunta proprio da questo mondo ideale, luogo, tra l’altro, a cui cerca disperatamente di far ritorno. Il tutto in un connubio che oscilla tra realtà e immaginazione e che soprattutto nella prima parte dello scritto tende a confondere e a destabilizzare il lettore, non facendogli cogliere completamente in quale periodo storico si trova, l’oggetto della narrazione, il ruolo di ciascun personaggio introdotto. Soltanto superato il primo terzo del volume ciascun tassello inizia ad andare al proprio posto per condurre all’inevitabile e circolare epilogo.
Con “Proletkult” i Wu Ming tornano in libreria con un testo forte e riflessivo che richiede però impegno nella lettura a causa della bidimensionalità su cui è incentrata l’intera costruzione dello scritto nonché a causa dei ricorrenti riferimenti filosofici che lo impregnano. Ad ogni modo un libro acuto, intelligente, che suscita molteplici riflessioni in chi legge e che conferma, nuovamente, la bravura, la competenza e la conoscenza storica e filosofico-politica del gruppo di scrittori.