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Quando l’ideologia si scontra con la realtà
Con il titolo Proletkult è stata pubblicata l’ultima opera del collettivo di autori che si firmano con lo pseudonimo Wu Ming. E’ un romanzo originale, con qualche rallentamento nel ritmo della narrazione quando si sofferma su alcuni aspetti filosofici che sono stati alla base delle teorie marxiste e leniniste sulle quali si è fondata la nascita dell’Unione Sovietica.
Osserviamo innanzitutto la copertina del libro edito da Einaudi Stile Libero: l’illustrazione di Riccardo Falcinelli rappresenta una falce e martello costituita da un assemblaggio di astronavi, siluri, razzi proiettati verso galassie sconosciute o immaginarie. Ciò ci porta immediatamente a pensare che il romanzo voglia da una parte descrivere la realtà degli anni venti in quella che ormai non era più la Russia degli zar, e dall’altra parte rappresentare il sogno di un mondo ideale e perfetto che avrebbe ormai potuto realizzarsi solo in una sfera ultraterrestre.
Illusione e disillusione sono i sentimenti che hanno albergato a lungo nell’animo di Aleksandr Bogdanov, il vero protagonista del romanzo, filosofo e politico oltre che medico, il quale aveva enunciato la teoria della tectologia, scienza secondo la quale ogni istituzione, ogni forma della società moderna deve essere basata su una rigorosa organizzazione delle strutture. Su queste basi nacque il Proletkult, un organismo fondato nel 1917, per creare un’arte per i proletari, che si liberasse del fardello delle ideologie borghesi. -“L’arte non è una decorazione. Come la scienza, serve a organizzare le esperienze. Ma a differenza della scienza non usa concetti astratti. Usa immagini vive.”
“Proletkult era il divenire, era lo spostamento del punto di vista, il movimento che cambia il modo di organizzare l’esperienza del mondo. Cioè la realtà.”
“Ho sempre pensato che costruire una nuova cultura fosse il modo migliore di difendere la rivoluzione.” “Se gli operai conquistano le fabbriche, ma non hanno una nuova cultura per organizzarle, finiranno per dipendere dagli ingegneri e dai tecnici che già lavoravano per i vecchi proprietari, oppure ne imiteranno l’opera, con risultati peggiori, e così la pretesa rivoluzione non produrrà un reale cambiamento, se non in peggio.”- così dice Bogdanov con la sua genuina onestà intellettuale, la sua consapevolezza che il sogno comunista delle origini fosse ormai svanito. Da questa disillusione aveva visto la luce quel mondo immaginario, perfetto nella sua concezione, il mondo di Nacun, che viene descritto nel suo libro Stella Rossa. Nacun è una sorta di Città del sole, in cui regna la legge universale dell’organizzazione: sembra evidente anche l’influenza de La Repubblica di Platone.
Da questo mondo ideale immaginario crede di essere giunta Denni, sempre alla ricerca spasmodica di un rifugio, che le permetta di sfuggire alla solitudine e al deserto affettivo della sua adolescenza. Denni, personaggio che vive tra realtà e immaginazione, desidera solo tornare a Nacun.
Su questa contrapposizione realtà-sogno si muove tutto il romanzo, e sulla base di questa contrapposizione, chiudiamo il libro sull’ultima pagina per tornare a osservare la copertina, in una naturale e istintiva chiusura del cerchio.
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Un csro saluto.
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