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L’aria era satura di primavera socialista
Helena Janeczek raffigura Gerda Taro, La ragazza con la Leica, attraverso il contributo di tre testimonianze. Due amanti medici e l’amica di sempre: Willy Chardack, Buffalo, N.Y., 1960; Ruth Cerf, Parigi, 1938; Georg Kuritzkes, Roma, 1960.
La breve vita di Gerda Pohorylle rappresenta la trama spesso sotterranea di narrazioni che ripercorrono la parabola della giornalista (“La nostra Gerda suona la Remington come uno Steinway”) che diviene fotografa di guerra accanto ad André Friedmann, (“L’ungherese con la Leica… Friedmann? Simpatico gradasso… fatti la barba, con i tempi che corrono il genere maudit è svalutato”), meglio conosciuto sotto pseudonimo (“Come diceva il poeta maledetto: Je est un autre. Dovete chiamarmi Robert Capa”).
Siamo negli anni 30 e nel bel mezzo dei tumulti (“Il 1° maggio del glorioso 1936… la processione rossa convocata in place de la Bastille con il motto «pour le pain, la paix et la liberté» e la richiesta sindacale, concreta e rivoluzionaria, della settimana lavorativa di quaranta ore”) di un Europa percorsa sia dagli impulsi rivoluzionari (“L’aria era satura di primavera socialista”) sia dai gelidi venti della guerra e del nazifascismo.
La lettura non è semplice: la trama viene atomizzata nella dovizia dei particolari e nella molteplicità dei personaggi e dei punti di vista, il raccontare è pervaso da un afflato mitteleuropeo che si concretizza in frequenti espressioni in lingua francese e tedesca. Talvolta, anche al lettore navigato, può risultare difficoltoso concentrare l’attenzione sul fil rouge senza disperdersi nei mille rivoli della narrazione. E, se posso esprimere fino in fondo la mia perplessità, il profilo psicologico di una protagonista sicuramente affascinante e carismatica scompare nell’oscurità di frasi troppo dense o nella rarefazione di dialoghi concettuali e di rimandi culturali.
Giudizio finale: ostico, promettente, sfidante e anche proditorio rispetto alle aspettative.
Bruno Elpis
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Commenti
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In fondo tutto torna. Una lettura da evitare, penso.
@ Laura: chissà magari lo apprezzeresti... Io, per bilanciare il peso, mi son buttato su una favola di Fenoglio.
@Emilio: sì, i nostri giudizi qui contrastano con quelli dei giudici del concorso.
Ciao a tutti, grazie!
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