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Le assaggiatrici
 
Le assaggiatrici 2018-07-21 14:58:07 Mian88
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    21 Luglio, 2018
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Si può smettere di esistere anche da vivi.

«Si può smettere di esistere anche da vivi; Gregor forse era vivo, però non esisteva più, non per me. Il Reich seguitava a combattere, proteggeva Wunderwaffen, credeva nei miracoli, io non ci avevo mai creduto. La guerra continuerà finché Goring non riuscirà a infilarsi i pantaloni di Goebbles, diceva Joseph, la guerra sembra dover durare in eterno, ma io avevo deciso di non combattere più, mi ammutinavo, non contro le SS, contro la vita. Smettevo di esistere, seduta sul pulmino che mi portava a Krausendorf, la mensa del Regno.»

Donne. Sono tutte donne le protagoniste de “Le assaggiatrici” ultimo romanzo di Rossella Postorino. Si chiamano Rosa, Elfriede, Leni, Ulla, Beate, Heike, Augustine, Theodora, Sabine e Gertrude e ogni giorno, vengono prelevate – tutte e dieci – dalle loro abitazioni e dai loro cari, per assaggiare il pasto del Fuhrer. Ed è attorno alla tavola imbandita del quartier generale di Wolfsschanze che si snodano le vicende. E più precisamente queste si articolano con quella consapevolezza e certezza che quel boccone ingurgitato per forza e per fame potrebbe essere l’ultimo. È un privilegio essere scelte perché i tempi non sono dei migliori (1943) e perché è un onore poter sacrificare la propria vita per il dittatore tedesco, tuttavia è al contempo un colpa perché questa non è certo una morte da eroi. In questa coscienza il gruppo femminile si divide in coloro che sostengono e sono fiere del ruolo che ricoprono da un lato, e dall’altro si ergono invece coloro che vi si abbassano perché non hanno scelta, perché la paga è lauta e necessaria alla famiglia e/o ai cari che le aspettano, perché semplicemente non hanno motivo per non farlo perché sole, perché abbandonate, perché private della gioia e della voglia di vivere. I loro caratteri spigolosi, i loro gesti di stizza silenziosa o di ribellione tacita non mancano ma prevale, nondimeno, il loro disincanto, la loro disillusione, la loro arrendevolezza alla condizione di “sopravvissute”, ancora per un pasto, ancora per un giorno, forse.
Rosa Sauer, ex segretaria berlinese, protagonista e voce parlante del testo, è tra queste ultime. Le giornate scorrono monotone per lei che da quando ha appreso dell’esser disperso del marito Gregor ha perso ogni stimolo o voglia di alzarsi dal letto. Sarà l’incontro e il conseguente rapporto che nascerà con il tenente delle SS Ziegler a darle la forza di andare avanti, di appigliarsi a quel fuoco che le brucia dentro, a credere nella possibilità di un dopo. E sarà sempre quest’ultimo a salvarla. Nonostante tutto, nonostante tutti.
Ispirato alla vita di Margot Wolk, ultima assaggiatrice di Hitler, venuta a mancare nel 2014 e per poco non incontrata dalla Postorino, “Le assaggiatrici” offrono un interessante punto di vista sul tema del nazismo e su quello della sopravvivenza. Nella lettura il lettore si sente parte delle vicende riuscendo a indossare i panni dell’una o dell’altra eroina descritta. Ciò è concesso anche dalla forma narrativa adottata alla narratrice. A tratti questa assume le vesti della rievocazione, a tratti la forma del diario, a tratti si ascoltano i pensieri di Rosa, le sue impressioni, le sue paure, i suoi dubbi e quel che la fa arrabbiare e indispettire, come se al suo fianco vi fosse proprio chi legge. Merito di ciò è proprio la linearità, la capacità analitica e criptica che non si perde in prolissitudini, della scrittrice. E questo è anche ciò che rende autentico, concreto e veritiero lo scritto. Eppure è proprio – e sempre questa – scrittura ad avere anche un ulteriore risvolto meno positivo sul lettore: se da un lato l’eleganza e questo alternare di rievocazione tra ieri e oggi è l’elemento portante e forte del componimento, al contempo ne è anche l’elemento negativo perché tiene il conoscitore sempre a “distanza”. È come se tra chi scrive e chi legge vi fosse un “vetro”. Si è al fianco delle protagoniste ma non “dentro” le medesime. Si apprendono i pensieri e le impressioni ma in modo analitico quasi come se Rosa stessa, a mezzo e voce di Rossella, si stesse psicanalizzando.
Resta comunque una testimonianza pregevole e di grande interesse che merita di essere gustata e assaporata. Consiglio anche la lettura della vita della ormai defunta Margot Wolk perché elemento necessario per approfondire la tematica e in un certo senso concludere il volume stesso della Postorino.

«Come si fa a dare valore a una cosa che può finire in qualsiasi momento, una cosa così fragile? Si dà valore a ciò che ha forza, e la vita non ne ha; a ciò che è indistruttibile, e la vita non lo è. Tant’è vero che può arrivare qualcuno a chiederti di sacrificarla, la tua vita, per qualcosa che ha più forza. La patria, per esempio.»

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Commenti

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Punto di vista davvero originale per analizzare il contesto storico. E la tua recensione è molto convincente, Mian. Mi domando il motivo per cui scegliere tutte assaggiatrici, tutte donne.
Complimenti Maria, bella e interessante recensione per un libro che mi incuriosisce molto.
Brava!
Fede
In risposta ad un precedente commento
Mian88
25 Luglio, 2018
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Bella domanda Rollo. Chissà, forse perché gli uomini dovevano essere preservati per essere mandati al fronte? O forse perché ritenevano più facile controllare un corpo femminile che maschile? Onestamente questa è una questione che nel libro viene affrontata e non, nel senso che la si giustifica asserendo che le donne erano rimaste a casa perché gli uomini erano al fronte. Non approfondisce ulteriormente. :(
In risposta ad un precedente commento
Mian88
25 Luglio, 2018
Segnala questo commento ad un moderatore
Grazie Fede, questo libro secondo me potrebbe piacerti :)
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