Dettagli Recensione
Sagome ebraiche non ce ne devono essere
Questa sera è già domani di Lia Levi è uno dei romanzi finalisti al premio Strega 2018, vincitore dello Strega Giovani. Narra le vicende della famiglia ebrea Rimon e il tema (“Sagome ebraiche nel disegno della società non ce ne devono essere”) è fondamentale, certamente, per comprendere a cosa può arrivare l’uomo, quindi merita rispetto, attenzione, forse anche il silenzio che io infrango.
Il romanzo scorre senza infamia né lode per almeno tre quarti del suo sviluppo e narra di una normale famiglia (“La normalità non sa di esserlo. Procede a tratti brevi, programmi abituali, iniziative di piccolo passo, non sai nemmeno se ti piacciono le cose che stai facendo”) piena di contraddizioni (e contrasti): un padre mitteleuropeo, una madre un poco ottusa, sicuramente poco sentimentale, un figlioletto – Alessandro - inizialmente enfant prodige, poi - come plerumque accidit – si rivela normale: negli insuccessi, nelle paure per sé, per i propri cari (“Il verdetto era già scontato: confino”), segnatamente nella paura di essere sterminato.
Ma, in questo romanzo, c’è un finale incandescente per emozioni, terrore, partecipazione. E non è bello rivelare il finale in una recensione. Allora parlerò del finale, ma mi limiterò a due particolari che mi hanno colpito. Perché sono esperienze umane, che magari tutti noi abbiamo provato senza l’incubo di un genocidio sovrastante. E allora possiamo espanderle, queste esperienze dirette e personali, e riferirle all’orrore nazista.
Avete mai pensato alla vergogna di essere denudati – non in senso fisico, non solo in quello – di fronte ai propri congiunti?
“Ognuno di loro prova un’oscura vergogna per qualcosa che ha scorto nell’altro e ancor più in se stesso”.
E – ma forse è un altro versante del concetto precedente – chi ha il diritto d’infrangere i valori altrui?
“Mai, mai avevo sentito il padre piangere… Se si sbriciola la colonna che ha fatto da puntello alla tua configurazione di umano, anche tu non esisti più”.
Giudizio finale: lo canto con Guccini. “Ancora tuona il cannone, ancora non è contento
di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento e ancora ci porta il vento...”
Bruno Elpis
Indicazioni utili
Commenti
3 risultati - visualizzati 1 - 3 |
Ordina
|
@ Rollo: sì, il finale ha una bella impennata. Anche tu sei tornato con lo smalto (e con letture non da poco, tipo le 600 pagine di Larsson!)
Ciao
3 risultati - visualizzati 1 - 3 |
Ieri sera al Premio Strega, nella cinquina finale, quest'opera non ha avuto molta fortuna.