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La Socia
Marcello Introna, dopo aver pubblicato Percoco, pubblica ora Castigo di Dio: un libro ispirato a fatti di cronaca nera accaduti a Bari durante la caduta del regime fascista. Un testo duro, difficile, crudo e a tratti anche tale da provocare sentimenti di rifiuto.
Ambientato nella “Socia”, il più grande conglomerato urbano barese, sorto in piazza Luigi di Savoia: Era un palazzone degradato, mai terminato, che nel corso degli anni aveva subito un inarrestabile sfacelo. Nel 1943 un uomo denominato “amaro” diecide di rapire la figlia dodicenne di un ricco proprietario terriero della provincia, in passato suo stesso socio in affari sporchi. Amaro è la testa di legno e il braccio spietato di un’ampia organizzazione criminale dai contorni inquietanti che gode di protezioni nelle più alte sfere. Lui è il re della Socia, un palazzone privo di acque di fognatura, un putrido nido di sporcizia e di malattie. E all’8 settembre, alla caduta del regime fascista, con la Germania che comincia la ritirata dal sud, il controllo di Bari passa di mano tra Tedeschi e Alleati grazie alla complicità e alla protezione del prefetto, Nicola Arpino, che guarda solo ai suoi sporchi affari favoriti dalla latitanza da parte delle istituzioni. Da quel momento Amaro si servirà della sua tragica corte dei miracoli, ma soprattutto del suo sadico vassallo Filippo, per gestire la borsa nera, i traffici legati alla prostituzione e allo spaccio di morfina, trasformandoli in guadagni faraonici che non bastano mai.
Ma c’è un problema: Luca, il “Bracco”, giornalista che scrive per la Gazzetta, crea con i suoi articoli più di un malcontento. Unito alle azioni del commissario Michele De Santis, che continua a confrontarsi con un pesante muro di omertà, che si tenta di ignorare. La Socia pare essere la Gomorra o la Suburra dei giorni nostri. Ma non è solo questo: presenta esempi anche di umiltà, esempi di vita povera che per costrizione non possono che accettare soprusi di ogni genere.
Nella Socia, non si delinque solo per soldi, o potere: si stupra, si rapisce, si uccide, facendo poi sparire i cadaveri, mentre al di fuori la vita trascorre implacabile, come se nulla fosse.
L’autore intreccia in questo libro, abilmente, realtà e finzione, inserendo nel testo personaggi veri, ma rubati ad un altro tempo e a un altro spazio, come Lorenzo, il bambino venduto ad un pedofilo ricco, immaginato nella sua infanzia; e Francesco, ispirato a Damiano Russo, l’attore barese scomparso a soli ventotto anni, a cui il libro è dedicato. Ne scaturisce un romanzo profondo, duro, spiazzante e crudo nei limiti più biechi dell’accettabilità. Una lettura nera ed angosciante.