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I giorni dell'amore e della guerra
 
I giorni dell'amore e della guerra 2018-04-04 07:49:31 MATIK
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MATIK Opinione inserita da MATIK    04 Aprile, 2018
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I giorni dell'amore e della guerra. La bastarda de

"La vita è sempre così, doppia e perfida, una matrigna che pretende un prezzo, una pena, in cambio di ogni piacere che ci concede."
Dopo La bastarda degli Sforza Carla Maria Russo torna a occuparsi di Caterina Sforza, in un secondo e conclusivo volume, I giorni dell’amore e della guerra, che racconta gli anni della maturità e della vecchiaia di quella che è stata una delle figure femminili più interessanti e rappresentative del Rinascimento italiano.
Certo, perché Caterina Sforza non è una cortigiana indomita alle prese con avventure improbabili come andava di moda nel romanzo storico per fortuna qualche anno fa, ma una donna reale, in una situazione di giochi di potere tra Papato e principati, in un’epoca di violenza ma fondamentale per la cultura della nostra penisola.
Il primo romanzo, La bastarda degli Sforza, raccontava in maniera più intimista e personale gli anni dell’infanzia e della giovinezza di Caterina, tra matrimoni imposti e intrighi. Qui la storia diventa più collettiva, Caterina continua a lottare per i suoi figli, per un amore che finalmente trova e contro le mire innanzitutto dei Borgia, in un affresco realistico e appassionante del periodo storico tra Quattro e Cinquecento. Il primo romanzo era quindi il ritratto di un’eroina reale ma talmente interessante da essere romanzesca, il secondo invece traccia la storia di un’epoca, che non fu certo clemente con lei ma che le permise alla lunga di trovare un suo equilibrio almeno per gli ultimi anni della sua vita.
Carla Maria Russo racconta anche questa volta una storia reale al femminile nella Storia italiana, coniugando rigore storico, tutto quello che è raccontato è reale, tra prosa e richiamo a documenti veri, e passione per il romanzesco, in un altro libro da non perdere se si ama il genere, su una figura di cui forse non si parla mai abbastanza.
Anche perché Caterina, vedova tra gli intrighi dei Borgia e di Ludovico il Moro, pronta a trovare l’amore con un umile stalliere Giacomo Feo e a difendere il suo dominio su Imola e Forlì, amica di Leonardo da Vinci, è un personaggio che non si dimentica, vivo e reale a distanza di secoli, per chi magari oggi vive o visita da turista i luoghi della sua vicenda umana.
"L'amore non chiede il permesso e non si cura né delle circostanze né delle opportunità, anzi, sembra provi gusto a divampare proprio là dove esistono le condizioni più sfavorevoli e avverse, le maggiori traversie, quasi che gli ostacoli, le sfide rappresentino il suo alimento preferito."
È un romanzo travolgente, “I giorni dell’amore e della guerra”. Proprio perché è un libro di amore e di guerra. Perché Carla Maria Russo ha la capacità di rendere viva la Storia che racconta e allora quei capitoli di storia che ricordiamo intricati quando li studiavamo a scuola, con la nostra penisola divisa tra diversi stati e staterelli, con guerre e scaramucce, congiure e ritorsioni vendicative, trame e alleanze che si fanno e disfano, matrimoni dettati da motivi politici e fanciulle ‘vendute’ per ragioni di stato, Papi lussuriosi e corrotti- tutto questo si colora nelle pagine del suo romanzo, diventa un film di azione, è comprensibile, ci piace, ci appassiona. E poi, i punti luce su questo arazzo intessuto di guerre sono le tante donne che animano la scena, che attutiscono il fragore della guerra, che scintillano negli splendidi abiti confezionati per i matrimoni- di Isabella Gonzaga, di Beatrice d’Este, di Bianca Sforza. Donne che sono solo amanti (da Lucrezia Landriani, amante di Galeazzo Maria Sforza e madre di Caterina, alla bella Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro) e poi lei, la fulgida Caterina che ci appare in tutta la sua pienezza- come donna politica, come moglie (finalmente innamorata), come madre dai sentimenti contrastanti, senso di colpa per i sei figli che ha ‘subito’, tenera con i due più piccoli, i figli dell’amore.
"L'essere umano si lamenta troppo e tende sempre a ricercare fuori di sé le cause del suo soffrire: nel destino, nella sfortuna, nella volontà di Dio, nelle prepotenze degli altri. Invece è lui il primo responsabile delle sue sofferenze, con la sua remissività, codardia e conformismo."
Alla fine, la si lascia con rimpianto, confidando nel fatto che Carla Maria Russo proporrà presto qualche altra eroina storica degna di lei, magari facendo scoprire un’altra vicenda reale rimasta nascosta.

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