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Processo alla diversità
Essere diversi ha sempre comportato una serie di svantaggi, di cui il principale è senza dubbio l’emarginazione, la cosiddetta morte civile, ma in passato, complice anche una distorta morale religiosa che non riusciva ad ammettere che ci potessero essere individui al di fuori della norma per quanto attiene l’inclinazione sessuale, la morte non era solo l’isolamento individuale, ma poteva anche essere fisica, con la condanna al rogo per il reato di sodomia. Di questo e di un fatto accaduto veramente ci parla Marco Salvador con la consueta precisione storica, non disgiunta da un umano senso di pietà, in questo Processo a Rolandina, pubblicato da una una piccola, ma dinamica e competente casa editrice, Fernandel. L’autore, basandosi sugli atti del processo, ci narra la vicenda accaduta nel lontano 1353 a Venezia e di cui protagonista e vittima è un transessuale, tale Rolandino Roncaglia, più conosciuto come Rolandina, che di giorno vive a stento vendendo uova e alla sera si prostituisce facendo intendere d’essere donna, atteggiamento che gli riesce con facilità, alla luce dei tratti fisici, della voce e delle movenze che sono proprie di una femmina. Nel segreto dell’alcova, poi, con vari artifici vede di soddisfare i clienti in modo che gli stessi continuino a credere di avere a che fare con una donna. L’implacabile giustizia di Venezia, forte con i poveri diavoli e benevola con i nobili, non si lascia scappare l’occasione per imbastire un processo per sodomia, che prevede una condanna con un supplizio feroce che si conclude con la morte fra le fiamme del rogo. Rolandina forse potrebbe salvarsi facendo i nomi dei clienti, passibili di condanna per lo stesso reato, ma non lo fa e allora è il tribunale che cerca di conoscerli in altro modo e tutto ancora non sarebbe perduto se non emergessero fra i frequentatori dei nobili influenti, fra cui un figlio del Doge. Occorre allora mettere tutto a tacere e l’unico modo di farlo è sopprimendo il soggetto più debole, cioè Rolandina.
La penna di Salvador, come sempre, descrive in modo perfetto l’ambiente, i calli sporchi e puzzolenti, i bordelli dove consumano le loro esistenze le prostitute, il clima di continuo sospetto tipico della Repubblica di Venezia, la sventura di un individuo nato anagraficamente maschio, ma che psicologicamente e anche in parte anatomicamente è femmina, una doppia identità a cui ha cercato invano di sfuggire con un matrimonio giovanile non consumato.
La vicenda di Rolandina è una storia triste, di dolore, di sopraffazione, di ricerca di una propria identità che avrà termine solo fra le fiamme del supplizio, una storia antica, ma che, per certi aspetti, presenta caratteristiche di attualità. Sì, certo al giorno d’oggi i transgender non hanno paura di finire sul rogo, sono anche legalmente presenti, ma accettarli senza remore, come fatti naturali non è ancora pratica diffusa, così che in effetti c’è una emarginazione, meno evidente che in passato, ma esiste, è lì che sta a ricordare a questi diversi la loro differenza, una pregiudiziale tale da condizionare tutta una vita.
La lettura di Processo a Rolandina è quindi senz’altro consigliata.