Dettagli Recensione
Achille e Regina
Sardegna, 1918. Dolores Sitti, rimasta vedova, pur di consentire ai suoi numerosi figli di sopravvivere decide di mettere da parte ogni forma di orgoglio e di recarsi dal cugino del marito Fortunato per ottenere un aiuto economico. Il tentativo si dimostra fallace, troppi sono i rancori legati ai beni terreni che vincolano i due nuclei familiari, vivido è ancora l’astio che acceca i parenti. Questo incontro, che da un lato rappresenterà il consolidarsi dell’odio nella madre di famiglia, dall’altro siglerà quello tra Achille, figlio di quest’ultima, e di Regina, figlia “bastarda” e prediletta dello zio cercatore di coralli. Una pagnotta, del formaggio, un semplice gesto di affetto da parte della bambina, al contrario, si incastoneranno immancabilmente il cuore del giovane uomo.
Per fortuna la malasorte che ha colpito la vedova ha vita breve; nelle terre ereditate dal de cuius viene riscoperto un cospicuo giacimento di guano, un ottimo concime ricco di azoto risultato delle feci di pipistrello, che porterà lucro e prosperità agli orfani di padre e alla loro madre.
La vendetta è un piatto che va servito freddo, e questo Dolores lo sa molto bene. Sono ormai trascorsi dieci anni dall’infausto giorno in cui Fortunato ha rifiutato il suo aiuto ai nipoti e ora è venuto il momento di prendersi quanto è dovuto. Achille, l’erede più amato, sarà colui che dovrà rendersi autore dell’avvenuta rivincita.
Eppure dal rincontrarsi dei due giovani non può che nascere amore. Un amore che si ciba della purezza d’animo, dell’innocenza, del desiderio. La vendetta viene rifiutata da questi due moderni Romeo e Giulietta che fanno del loro sentimento il più forte degli alleati.
Tratti salienti dell’opera sono senza ombra di dubbio l’alternarsi del successo e dell’insuccesso dall’uno all’latro nucleo familiare (così da ricordare a chi legge che la ruota gira per tutti e che nella vita le soddisfazioni e i benefici arrivano in uno scambiarsi costante con le difficoltà tanto che il male fatto prima o poi ritorna) nonché i miti e le leggende.
Non solo. L’elaborato è intriso di odori, di sapori. Nello scorrere dello stesso l’avventuriero percepisce vividamente quelle che sono le ambientazioni, rivive nelle narici il sale, percepisce con il tatto il granulio della sabbia, immagina davanti a sé l’azzurro del mare, il suo essere in tempesta, il suo essere calmo. La Roggeri riesce, infatti, con la sua penna chiara e precisa, a trasportare il conoscitore in tempi e luoghi che sanno di magia, rendendo così tangibile il suo componimento. Quest’ultimo passa dall’amare all’odiare Dolores, al tifare per i due giovani, al soffrire per la loro separazione allo sperare per quel tanto agognato epilogo.
Uniche due pecche dello scritto sono l’eccessiva lentezza della parte iniziale, necessaria, ma che poteva comunque rendere lo stesso risultato con qualche taglio in più e un ricordare eccessivo del tanto amato “Romeo e Giulietta” Shakespeariano.
Affascinante, godibilissimo, intenso. Difficile staccarsene.
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L'unica cosa che mi dispiace è che ho paura di non essere riuscita a trasmettere adeguatamente le emozioni de "La cercatrice di corallo". Non ho avuto modo di recensirla subito e temo di non aver fatto rivivere adeguatamente l'emozione che Achille e Regina trasmettono.
Grazie di avermi letto, a presto
Maria
Fede
Sai, di questa autrice mia conterranea non ho letto ancora niente e ora sono davvero curiosa, grazie! :)
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