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"Giulietta e Romeo" sardi
Il corallo è certamente un grande primo attore nella narrazione del libro di Vanessa Roggeri, La cercatrice di corallo, che giunge in libreria dopo Il cuore selvatico del ginepro e Fiore di fulmine. Il libro segna il ritorno in auge dell’autrice che con le sue storie di passioni, ambientate in una Sardegna antica e atavica, magica e misteriosa ha emozionato molti lettori.
Due sono gli argomenti precisi tratti con sapienza letteraria e storica: la pesca del corallo e della sua fortuna in Sardegna, e l’estrazione del guano, attività forse meno nota.
“Considerato un ottimo concime ricco di azoto, il guano di pipistrello è stato scoperto in almeno sette grotte sarde, ma è stato estratto con un ingegnoso sistema meccanico solo dalla grotta di Ulari (Borutta) e commercializzato a livello nazionale fino agli anni Venti. Il caso sardo rappresenta un unicum in Italia, per quell’epoca un’eccellenza in tutta Europa. Ancora oggi la grotta di Ulari accoglie una colonia di pipistrelli composta da cinque specie e migliaia di esemplari rigorosamente tutelati e protetti.”
La storia, ivi narrata, copre un arco temporale molto ampio, che va dal 1919 al 1931, in una Sardegna dal sapore antico. E’ la storia d’amore tra Achille e Regina, figlia del mare. I due si incontrano per la prima volta da bambini, in circostanze tragiche: la madre di Achille, Dolores, rimasta vedova con tanti figli a carico, è in cerca di un aiuto economico. Respinte le sue richieste disperate in nome di un antico odio e rancore che affondano le radici in un passato vetusto, a Dolores non resta che maledire il cugino e tutta la sua famiglia. Ma la scoperta della possibilità di estrarre il guano in una grotta di sua proprietà cambia le sorti della sua famiglia. Così come la dinastia di Dolores si arricchisce, così quella di Fortunato, cugino della stessa e padre di Regina, subisce un declino inesorabile. Ma la sete di vendetta e i rancori non si placano mai, e si riversano tragicamente anche sulla bella storia d’amore tra Achille e Regina.
Un tratto caratteristico di tutto il romanzo è il passaggio continuo del successo all’insuccesso, e viceversa, che si riflette nei personaggi di questa storia, tanto negli uomini come nelle donne, che sono tutte dal forte temperamento, coraggiose, caparbie, pronte a mettersi in gioco per tutto e in tutto. Un racconto che affonda nelle sue radici anche nei miti del passato, come nel mito di Medusa, per cui:
“E’ stato il grande Ovidio a narrare la leggenda di Perseo, l’eroe che tagliò la testa di Medusa per offrirla alla dea Atena. Devi sapere che Medusa era un mostro con un corpo di donna e serpenti al posto dei capelli. Il suo sguardo era capace di pietrificare qualunque essere vivente! (…) Perseo fu l’unico a riuscire nell’impresa leggendaria di sconfiggere il mostro Medusa. Le tagliò la testa e la poggiò su un letto di rametti d’alghe; il sangue del mostro, ancora pieno della sua forza malefica, bagnò i ramoscelli tingendoli di rosso e pietrificandoli all’istante. Allora le creature fatate del mare presero i semi dei ramoscelli pietrificati e li gettarono in acqua per farli moltiplicare. E’ così che è nato il corallo.”.
Una lettura affascinante per una storia narrata con una prosa semplice, vivace e frizzante. Una sorta un po’ di “Giulietta e Romeo” sardi, del tempo passato; molto avvincente e precisa, anche da un punto di vista strettamente storico. Un costrutto narrativo denso e preciso per una bella storia d’amore.