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“Siamo solo un gioco di luci e ombre”
Un affresco intenso, minuzioso e appassionato della Napoli di metà Ottocento. Questo è un romanzo che parla di storia, eppure nelle sue pagine non si trovano re, personaggi famosi o episodi presenti nei libri di scuola perché la storia che ci racconta si svolge per le strade, tra la gente comune, e ha come protagonista la miseria e la degradazione infantile.
Piccole fioraie, venditrici di spilli o di pannocchie arrosto. Mendicanti, ladruncoli, orfanelli abbandonati a se stessi. La città partenopea si ammanta di tinte fosche e atmosfere pericolose, diventando la scena in cui si muovono bambini di strada, vittime della fame, della povertà e della turpitudine di chi approfitta del proprio potere per violarne l’innocenza.
Con questo romanzo Valdimiro Bottone prosegue la narrazione già avviata con “Vicaria”. Se nella prima opera ci aveva presentato il mastodontico “Albergo dei Poveri”, un posto dimenticato da Dio e dalla Giustizia, teatro di squallore, miseria e crudeltà, in questo secondo episodio è il verde cimitero britannico a diventare simbolo di una verità che ha spesso un prezzo molto, troppo alto. Un prezzo fatto di dispiacere, di dolore, di morte.
Emma e Peter Darshwood sono deceduti nel tentativo di dare luce a ombre dietro cui si nascondono corruzione, viltà, perversione. La colpa di questi omicidi è stata velocemente addossata al poveraccio di turno, in una comoda verità. Eppure c’è ancora chi, come il Commissario Fiorilli, non ci sta a non capire e continua a combattere per la verità con i propri deboli mezzi e la propria forte onestà. Sullo sfondo, le mosse del demoniaco dottor De Consoli, viscido e depravato, a ideare e concretizzare il male. Sarà possibile arrivare alla verità? E quale sarà alla fine il prezzo da pagare?
“Il giardino degli inglesi” è un romanzo corale, in cui la trama si frantuma in molteplici filoni narrativi che coinvolgono diversi personaggi. Di grande pregio è l’impeccabile ricostruzione delle atmosfere d’epoca e la finezza psicologica con cui sono tratteggiati i personaggi. Con uno stile sontuoso, caratterizzato da una ricchezza linguistica ormai inusuale, Bottone racconta una storia in bilico tra bene e male, intessuta con molteplici fili, alcuni dei quali rimarranno sospesi, in attesa probabilmente di un seguito. Un buon romanzo, che, a mio avviso, paga forse un po’ in piacevolezza una certa frammentarietà narrativa, che si traduce in stanchezza di lettura e scarso coinvolgimento. Nel complesso, un lavoro apprezzabile per ricerca e qualità.
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Commenti
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Ho comprato questo romanzo tempo fa, completamente ipnotizzato dalla copertina. Non mi era mai successo prima, mi ricordava un po' il paesaggio di Minori. A quanto ho capito dal tuo commento la bellezza dei luoghi va oltre la copertina, fin dentro alle pagine. Mi hai fatto venir voglia di iniziarlo!
Vale.
Aspetto allora la tua opinione, Vale! Grazie per il commento.
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