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il saluto ai suoi altri sè
Una idea geniale per un breve racconto: al capezzale del grande Pessoa accorrono i suoi eteronimi per dargli l'ultimo saluto come vecchi amici. Un racconto alla Tabucchi, poetico, irreale, bellissimo. Ogni frase dice più di quello che dice, è piena di echi. I dialoghi sono semplici e la prosa è una specie di poesia in prosa della vita. Solo Tabucchi riesce a scrivere così. E' talmente originale che gli si perdona tutto dalla mancanza di senso, alla perdita del sottile filo logico, alla mancanza di coerenza nei discorsi. E' bello così. Anzi è perfetto così.
E poi, sai, tutte quelle lettere d'amore che le hai scritto sono ridicole, io credo che tutte le lettere d'amore sono ridicole, insomma ti ho difeso dal ridicolo, spero che tu me ne sia grato.
Io l'ho amata, sussurrò Pessoa.
Di un amore ridicolo, replicò Alvaro de Campos.
Sì, certo, può darsi, rispose Pessoa, e tu?
Io? disse Campos. Io, beh, io ho l'ironia, ho scritto un sonetto che non ti ho mai fatto vedere, parla di un amore che ti imbarazzerà, perché è dedicato a un giovanetto, un giovanetto che ho amato e che mi ha amato in Inghilterra, insomma,dopo questo sonetto nascerà la leggenda dei tuoi amori rimossi, e per alcuni critici sarà la felicità.
Hai veramente amato qualcuno?, sussurrò Pessoa.
Ho veramente amato qualcuno, rispose a bassa voce Campos.
Allora ti assolvo, disse Pessoa, ti assolvo, credevo che nella vita tu avessi amato soltanto la teoria.
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Commenti
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Grazie Mario, una recensione che incuriosisce..
Federica
Grazie per la bella recensione Mario
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