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Se piangiamo accettiamo. Non bisogna accettare
La caratteristica principale di “Uomini e no”, di Elio Vittorini, è che incominciò a circolare già poche settimane dopo la liberazione. Era infatti stato scritto dall’autore durante il periodo in cui Milano ricopriva un ruolo importante prima della fine della guerra. Probabilmente è il primo o uno dei primi libri in circolazione sulla Resistenza.
Quello che lo può differenziare dagli altri è che questo non è il solito resoconto o racconto in prima persona. Vittorini decise di scrivere un “romanzo” molto particolare, intervallato da pensieri personali. Inoltre il momento stesso in cui l'autore l'ha scritto ("a caldo") rispecchia le emozioni e pensieri che un uomo può provare in un determinato momento della vita.
Il suo protagonista è Enne 2, uno dei capi della Resistenza, siamo a Milano nell’inverno del 1944. Se da una parte risalta il ruolo dei combattenti, dall’altra viene rappresentato il dramma interiore che sta vivendo il protagonista.
In “Uomini e no” i capitoli sono ricchi di dialoghi che scorrono velocemente, intervallati da parti scritte in corsivo. La parte in corsivo rallenta un po’ la lettura, ed è quella in cui l’autore comunica direttamente con l’io interiore del protagonista. Vittorini interagisce, commenta e fa riflettere Enne 2 e noi insieme a lui.
L'autore, pur lesinando con le descirzioni, riesce comunque a rendere una Milano tangibile, reale e profonda. Con i suoi dialoghi così secchi, con quelle frasi ripetute, non fa smarrire il lettore, ma lo lascia ancorato alla pagina e lo fa riflettere. Gli interrogativi e i pensieri che accompagnato Enne 2, accompagnano anche noi. Possiamo essere uomini oppure no. Sono poche le azioni che si svolgono durante la narrazione, ma restano indelebili, in particolare c’è una scena che mi ha toccato profondamente.. “Sembrava che volesse tutto di quell’uomo sotto i suoi colpi. Non che per lui fosse uno sconosciuto. Che fosse davvero una vita”. Pur essendo un romanzo, molto del pensiero dell’autore è all’interno del libro. Le frasi lasciate in tedesco rendono la parte ancora più reale.
Non posso fare a meno di consigliarlo, e voglio lasciarvi con due parti tratte dal romanzo:
“Un uomo deve avere una compagna. Tanto più deve averla se è uno dei nostri. Dev’esser felice. Che cosa può sapere di quello che occorre agli uomini se uno non è felice? Noi per questo lottiamo. Perché gli uomini siano felici”.
“Chi aveva colpito non poteva colpire di più nel segno. In una bambina e in un vecchio, in due ragazzi di quindici anni, in una donna, in un’altra donna: questo era il modo migliore di colpire l’uomo. Colpirlo dove l’uomo era più debole, dove aveva l’infanzia, dove aveva la vecchiaia, dove aveva la costola staccata e il suo cuore scoperto: dov’era più uomo”.
Buona lettura!!
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Federica
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