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MENTALISTI
Carlo Martigli nel suo ultimo romanzo affida a Sigmund Freud, il padre della psicanalisi, l’indagine sugli intrighi in Vaticano, ipotizzando per assurdo che nel 1903 Leone XIII, prima di spirare, ricorra a lui per scoprire chi ha spinto una cameriera e una guardia svizzera a gettarsi da una finestra; suo scopo è impedire che il colpevole diventi papa. Perché proprio lui, ebreo e notoriamente scettico in materia religiosa? Il motivo è semplice: suo compito non è quello di andare in giro a raccogliere indizi e ad interrogare testimoni. Egli deve limitarsi a far sdraiare sul suo lettino i tre possibili indiziati, esaminare i loro sogni e da lì trarre le sue deduzioni. L’inchiesta dunque prevede molta più riflessione che azione, tanto più che l’immersione nell’ambiente romanzo provoca nel dottore viennese rigurgiti di sensi di colpa provocati dal risveglio dei sensi nonché aneliti di auto analisi. La promozione a “ mentalista” di un personaggio storico è un topos nella detective story, basti pensare, per limitarci ad un solo esempio, ad Aristotele nei libri della canadese Doody. Ma a non convincere pienamente nella contaminazione fra romanzo storico e giallo in questo caso è proprio l’assenza di un vero percorso che conduca a una verità sorpredente: gli intrighi trans Tiberim restano sullo sfondo, limitati ai peccati di letto, cosi come i demoni vestiti di porpora della situazione, tratteggiati in breve, non affascinano più di tanto, abbastanza simili come sono l’uno all’altro nelle loro ambiguità. Ma forse la delusione deriva dall’impatto con la realtà svelata della recenti inchieste giornalistiche di Fittipaldi e Nuzzi: altro che romanzo!
Indicazioni utili
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