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Nea Polis… città nuova
“Io, Partenope”, Premio Fondazione Il Campiello, è l’ultima opera di Sebastiano Vassalli, e – come riferito nella postfazione dall’autore stesso – si colloca armoniosamente in una produzione letteraria che ha voluto esplorare l’Italia nello spazio e nel tempo.
Dopo un’infanzia difficile, Giulia Di Marco trova la propria strada e la propria identità (“Una suora di strada: una terziaria, cioè una suora laica dell’ordine francescano”) a Napoli (“Il Vesuvio… è la fabbrica del fuoco, che di tanto in tanto dilaga verso le case degli uomini con i suoi fiumi di lava… Il colera, invece, viene ogni anno”), ove fonda una Comunità religiosa (“Il mio primo grande amore fu Teresa di Avila”) che pone l’estasi al centro dell’esperienza mistica.
Questo modo originale di interpretare la religione, però, confligge con il potere maschilista del Papato (“Una religione di soli uomini non può andare lontano”), che ben presto perseguita Suor Partenope. Deportata a Roma (“A Roma vivono due generi di persone: i preti e i non preti”), incarcerata, seviziata e inquisita, è costretta alla pubblica abiura in una cerimonia che suscita curiosità morbosa e crudele.
Nella sua seconda vita, pur nella corruzione della città eterna (“Il puttanesimo è una sorta di marciume morale che nasce da una società dimezzata e dall’esclusione delle donne dalla loro Chiesa e dalla loro fede”) suor Partenope conosce Gian Lorenzo Bernini (“Gian Lorenzo non crede nella religione dei papi: come me. Crede nell’arte che è la sua religione”), grande protagonista del senso religioso espresso con originalità e perfezione nell’arte. Interessato all’esperienza mistica di Giulia (“Si entra in Dio sapendo che si affronteranno esperienze a volte piacevoli a volte paurose”), Bernini ne comprende talmente bene l’essenza (“Dio… è un’avventura: ci si perde. Entrare in lui significa entrare nelle ragioni prime e ultime, nei grandi perché”) da rappresentarla in un’opera meravigliosa, sì, ma a quei tempi giudicata peccaminosa (“Estasi di Santa Teresa nella cappella Cornaro della chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma”).
Giudizio finale: ecumenico, scultoreo, transverberante.
Bruno Elpis
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