Dettagli Recensione
grandi come sempre
Anche stavolta i wu ming offrono punti di vista alternativi rispetto a quelli correnti su temi ed eventi storici. I primi tre capitoli sono in forma di racconto, il quarto sembra un saggio: nota comune il rifiuto della guerra, invero meno netto nel protagonista del primo capitolo, il contadino-cacciatore-fante-ardito Adelmo Cantelli. L'opera dei wu ming funge da contraltare alle roboanti celebrazioni nazionalistiche del centenario della vittoria della grande guerra e ci riporta la sofferenza, le paure, l'orrore che provarono coloro che, giovanissimi, si trovarono catapultati nelle trincee, coinvolti in una carneficina imposta da strategie di guerra che non tenevano in alcun conto la perdita di vite umane.
Molto suggestiva ed interessante è l'ipotesi avanzata nel quarto capitolo, suffragata da puntuali ricerche, dell'esistenza di una compagnia di soldati-pittori, la cd compagnia camaleonti, progettata da due soldati mossi dal solo intento di mettere un freno al massacro di fanti lanciati all'assalto delle postazioni nemiche senza alcuna copertura o riparo. Tale compagnia sarebbe divenuta operativa solo dopo la disfatta di Caporetto e avrebbe contribuito alla vittoria finale, dando il colpo di grazia all'esercito austro ungarico, fiaccandone il morale e provocandone la fuga dalle postazioni occupate: "i crucchi " avrebbero visto dei soldati italiani sbucati dalla terra invadere improvvisamente i loro camminamenti.
I wu ming non deludono mai.