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Una questione privata
 
Una questione privata 2015-07-15 17:35:00 AndCor
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AndCor Opinione inserita da AndCor    15 Luglio, 2015
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I toni lirici di una Resistenza aspra e difficile

Siamo nella cittadina piemontese di Alba, l'anno 1943 volge al termine.
Milton, un partigiano badogliano, rivede in lontananza la villa della famiglia di Fulvia, una giovane conterranea della quale si era innamorato anni addietro. Nel rivisitare il palazzo, rievoca tanti felici ricordi passati, ma rimane sconvolto quando scambia quattro chiacchiere con la custode della villa e scopre che la sua amata aveva intrecciato una relazione segreta con il loro amico in comune Giorgio Clerici. Milton è destabilizzato, non si dà pace, e anche i compagni di brigata notano il suo malumore: si vede dunque 'costretto' a cercare Giorgio per sapere la verità e ritrovare così la tranquillità perduta, quando un contadino gli rivela che è stato catturato dai fascisti. Inizia così il suo lungo peregrinare tra la nebbia e la pioggia delle colline intorno ad Alba, Mango e Santo Stefano Belbo alla ricerca di un soldato fascista da offrire come merce di scambio. Riesce a far suo un sergente 'nero', ma gli imprevisti sono già pronti dietro l'angolo per scombinare i piani del protagonista. Sino a giungere al finale agrodolce e solo apparentemente incompiuto, capace di lasciare adito, da un lato, a una pace mesta e raccolta e, dall'altro, a una morte lenta e amarissima.

Sin dal titolo, traspare chiaramente quale sia l'immagine che Fenoglio vuole offrire della Resistenza partigiana, fatta di ombre e contraddizioni, ma altresì di un senso lirico autentico e, soprattutto, personale e soggettivo. Proprio come se la guerra intestina che deturpa il suolo italico venisse presentata sotto una luce antieroica e ambivalente, così da descrivere appieno sia le problematiche di fondo sia i valori etici dei 'rossi', universalmente rappresentati da quella 'verità esclusiva' che Milton ricerca con rabbia e fervore. Nonostante 'Qui più nessuno è normale. Solamente la pioggia è ancora normale.'.

Non può che scaturirne un registro linguistico secco, tagliato, tagliente, privo di raffinatezze retoriche, affiancato dallo stile del romanzo breve tipicamente 'fenogliano' che si destreggia abilmente fra le metafore e il simbolismo allegorico con l'obiettivo di rimarcare la dicotomia fra la Verità dei personaggi e la Verità fredda e oggettiva.

Sullo sfondo, ma non per questo meno tangibile, una domanda che rimbomba senza ritegno - A quando la fine? - e una risposta ancora del tutto ignota. Perché, e lo sanno tutti, anche se tutti fanno finta di niente, '...non siamo noi che comandiamo a lei, ma è lei che comanda a noi.'

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