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“ Perché sei diventato fascista?”
Scritta nel ’31, dopo l’evasione e la fuga da Lipari e una strenua opposizione al fascismo , l’opera si nutre dell’intento di raccontare la storia della nascita del fascismo calando la realtà nazionale a quella regionale della Sardegna con l’unico scopo di mettere in guardia, con la particolarità degli eventi italiani, l’universalità nella storia europea dei fatti e il ripetersi degli stessi meccanismi. Spagna , Portogallo, Polonia, Jugoslavia, Ungheria:“dappertutto dittature”, chi altri ancora?
Edito in Italia nel ’44 e non prima, per l’ovvia cesura temporale con conseguente morte della democrazia di cui è superfluo dire, l’autore non volle rimaneggiare lo scritto per conservarne l’autenticità insita in un memoriale dal tono squisitamente soggettivo e limitato alla visione del momento. Riscriverne le parti avrebbe significato tradire lo spirito del libro: genuino, ironico, vero, appassionato. Lussu è fedele a se stesso, sempre.
La lettura ha inizio con gli echi della conferenza di pace di Parigi, con i quattordici punti di Wilson e con il principio di autodeterminazione dei popoli. Il popolo sardo si autodetermina: orgogliosamente resiste alle tentazioni lusinghiere del nascente fascismo. Lussu, interventista pentito, ufficiale decorato della Grande Guerra, fondatore del partito Sardo D’azione, è in questi anni dal ’21 al ’26, deputato. Nel ’21, a Villacidro, terra tanto cara a Dessì, subisce il primo atto squadrista; in un crescendo narra la lenta involuzione dell’uomo in gregario, del coraggio in paura, della democrazia in tirannia.
Il Leviatano divora l’individuo e il mostro biblico coincide sempre più con lo stato assoluto.
La resistenza dei sardi inizialmente è palese, “corse voce di un movimento insurrezionale in Sardegna”, ma dopo la marcia di Roma e il balletto di onorevoli e re che permettono il fagocitamento delle strutture democratiche, la resa è inevitabile. È già tutta contenuta e anticipata nelle bellissime pagine dedicate al primo discorso di Mussolini alla Camera dopo la sua nomina a capo del governo. Le parole di Mussolini sono ricordate quasi a memoria, di poco si discostano da quelle riportate dalle fonti dell’epoca, ma i fatti sono arricchiti dall’occhio sapiente del regista che spazia per tutta l’aula inquadrando i singoli gruppi e restituendoci le loro reazioni. La dissolvenza finale è memorabile e chiude sui parlamentari che prendono parola contro Mussolini e il nuovo governo: “Se il lettore chiude gli occhi un istante e, attribuisce a quest’istante simbolico la durata di quattro anni, riaprendoli vedrà l’uno e l’altro, l’on. D’Aragona e l’on. Cao, inseriti nel fascismo.”
Quando in Sardegna, terra fiera e orgogliosa, arriva il generale Gandolfo a sostituire i prefetti con pieni poteri e a sedare ogni istinto di ribellione, a uno a uno gli amici di Lussu diventano fascisti. E allora si legge la presa d’atto, la delusione mai sbandierata ma chiusa nell’animo fiero e irremovibile. Rettitudine morale pura. La meraviglia di chi racconta, incredulo, l’appartenenza al fascismo di persone insospettabili, di amici, di politici vicini fino a poco prima della marcia su Roma, è lì palpabile e rattrista l’animo. Infinita solitudine del giusto. Gli episodi, tanti, prima raccontati in ottica antifascista vengono accennati e richiamati alla memoria ma impietosamente e dolorosamente siglati con un “Anch’egli s’inscrisse al fascismo”.
Sfioro le pagine e non leggo più, sento la storia, vedo gli eventi, odo le voci, ne partecipo gli umori. Il ritmo narrativo diventa incalzante, curiosità mista a paura e a stretta compartecipazione agli eventi e ai destini del protagonista fanno volger pagina velocemente. Antagonisti e scontri epici tra le forze del bene e del male si susseguono. Lussu è un grande narratore. Manca il lieto fine, i tempi non sono ancora maturi, la Storia lo scriverà anche grazie a uomini come lui.
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Commenti
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imperdibile questo scritto, qui catalogato come romanzo storico ma per me è un memoriale, purtroppo non c'è stata invenzione.
Ferruccio
Nell'eterna Italia di chi corre in soccorso del vincitore basterebbe cambiare il fascismo in altri -ismi per raccontare la stessa storia più e più volte. Come disse (più o meno) uno dei più grandi pensatori della storia: "Hegel ha affermato che i grandi avvenimenti storici si ripetono uguali a se stessi per due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa". Nel nostro sciagurato paese essi tendono a reiterarsi in toni sempre più farseschi.
Come darti torto?
Laura
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