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One big union
 
One big union 2015-05-05 09:00:58 silviiia
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
silviiia Opinione inserita da silviiia    05 Mag, 2015
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“AN INJURY TO ONE IS AN INJURY TO ALL”

Si tratta di un libro che rispolvera con maestria una pagina della storia americana spesso dimenticata, quella delle lotte operaie avvenute a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
Vicende complesse, sporche, che mettono in luce i subdoli meccanismi dello stato per riuscire ad annientare un’intera di classe di lavoratori, uomini e donne, decisi ad alzare la testa di fronte ai continui abusi.
Un pezzo di storia dunque, visto con gli occhi dell’immigrato nordirlandese Bob Coates, spia infiltrata nei movimenti sindacali, prima per conto dell’agenzia privata Furlong e poi della Burns, famose per aver contribuito efficacemente alla repressione del movimento operaio.
Bob è un personaggio complesso, religioso e nazionalista, che svolge i suoi incarichi con devozione e con la certezza di essere nel giusto; per lui riportare i lavoratori alla disciplina e all’obbedienza significa ripristinare l’ordine naturale del mondo e restituire alla nazione efficienza e produttività.
Alle vicende personali del protagonista fanno da sfondo i grandi scioperi di quegli anni, degli operai, dei ferrovieri, la rivolta di Haymarker a Chicago e il processo farsa che ne seguì; s’incontrano wobblies illustri: l’italo-americano Joseph Ettor, Elizabeth Gurley Flynn (sostenitrice, tra l’altro, di una grande campagna a favore di Sacco e Vanzetti) , lo scrittore Jack London, il bellicoso “Big Bill” Haywood, l’intellettuale John Reed, “l’angelo dei minatori” Mamma Jones e l’afro-americana Lucy Parsons, tutti intenti ad organizzare la lotta, fatta di scioperi e di sangue, dolorosa, disperata ma anche animata da forti ideali di giustizia e di benessere comune.
Un libro corposo, ricco di storia, formativo, che offre costanti spunti di riflessione e sottolinea tutte le sfaccettature, le contraddizioni e le contrapposizioni di due parti in conflitto tra di loro.
Primo fra tutti forse è il contrasto tra la solitudine della spia e l’esperienza sindacale, fatta di socialità, di condivisione e di solidarietà. Quest’ultimo concetto mi porta in conclusione ad un ulteriore osservazione, quella riassunta nel termine “One Big Union”, ovvero che la lotta per l’ottenimento dei diritti non può che nascere da una pluralità, da una forma di coscienza comune che ci permette di capire che siamo tutti uomini, con gli stessi diritti e la stessa dignità da rivendicare e da pretendere. Concetti importanti, mai come ora attuali e mai come ora dimenticati.

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Laura
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