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Lassù sulle montagne…
Ci sono romanzi che, pur non essendo gialli o noir, creano una tensione emotiva fin dalla prima pagina e continuano in crescendo, fino all’ultima. Si tratta di poche opere, perché non è facile ingenerare un simile pathos e fra queste poche c’è sicuramente Il Ghiacciaio di Nessuno. Non è solamente un libro sulla montagna, ma anche sulla guerra, la Grande Guerra. Infatti le vicende narrate si svolgono pressoché esclusivamente nel gruppo dell’Adamello, su cui si affacciano, da opposte direzioni, la Lombardia e il Trentino-Alto Adige e all’epoca il territorio italiano e quello austriaco. In questa zona impervia, con temperature spesso polari, divise dal ghiaccio dell’Adamello, il ghiacciaio di nessuno, si fronteggiarono fra difficoltà ambientali, aggravate dalla mutevolezza del tempo, il nostro esercito . per inciso il corpo degli Alpini, per lo più lombardi - e quello austriaco . i Kaiserjäger, frequentemente trentini e quindi di lingua italiana. Non si trattava di grossi contingenti di truppe, anche perché il terreno risultava povo adatto ad attacchi massicci e invece più idoneo a isolati colpi di mano. Nel libro si avvertono chiaramente le difficoltà del vivere ad alta quota, sembra perfino di sentire il freddo, tanta è la capacità dell’autore di trasmettere sensazioni e anche emozioni; ci sono personaggi indimenticabili, come il capitano Mor, il tenente Cattaneo o il Belva, ma soprattutto ci sono loro, gli Alpini, uomini di poche parole, bevitori, gran brontoloni, ma il cui spirito di abnegazione è arcinoto. In mezzo a paesaggi straordinari, descritti splendidamente, a notti in cui la luna si specchia nel ghiacciaio e ad albe mozzafiato avvengono scontri, scaramucce, per una piccola conquista di territorio, per un passo, per una cima.
Gli alpini si sacrificano, spesso inutilmente e lo stesso accade per i Kaiserjager, e poiché si tratta di montanari di valli limitrofe non è difficile che nel combattimento si trovino di fronte degli amici. Non c’è condanna per la guerra, ma nemmeno esaltazione, anche se non mancano occasioni per un pacato e sano patriottismo.
Su tutte le storie brilla quella del tenente Italo Cattaneo, che fa da filo conduttore dall’inizio alla fine; questo giovane studente di architettura di Ponte di Legno è un grande scalatore e si misurerà con la montagna anche alla fine, e in gara con lui, una gara crudele, troverà un suo vecchio amico, ora diventato nemico . Sarà uno scontro senza vinti, né vincitori e non intendo anticipare altro, perché le ultime pagine sono particolarmente commoventi. E’ indubbio che all’autore siano stati di particolare aiuto la sua esperienza come scalatore e come regista cinematografico; le ascensioni sembrano riprese da una cinepresa, con tutti i campi possibili, tanto che si ha l’impressione di essere parte della cordata; il panorama e gli episodi bellici fruiscono di un’analisi e di una visione da più angolazioni, il che consente quasi di essere presenti. Tuttavia i veri protagonisti del romanzo sono la natura, con la sua forza immensa, e l’uomo che la sfida; c’è ovviamente la guerra, ma questa pare proprio il ritratto della stupidità degli uomini disposti a morire, più che per la Patria, per il senso del dovere, oppure per quello spirito di fratellanza che accomuna i membri del corpo degli Alpini, pronti a gioire insieme in caso di vittoria e a soffrire subito dopo in silenzio nel ricordo dei compagni caduti. Il romanzo non è breve (sono 312 pagine), ma pur cercando di arrivare il più velocemente possibile all’ultima, si vorrebbe che non finisse mai.
Da leggere, quindi, perché Il Ghiacciaio di Nessuno, pur non essendo un capolavoro, è un’opera senz’altro eccellente e appassionante.
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