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Quell’amore che smuove gli animi
Con una scrittura semplice, lineare, asciutta, quasi a volersi affidare più alle immagini che alle parole, Fenoglio ci trascina nel bel mezzo della guerra tra partigiani e fascisti, una lotta fratricida che ha lasciato strascichi così lunghi da arrivare fino ai nostri giorni. Tra imboscate, spedizioni punitive, rappresaglie, prigionieri, esecuzioni, punizioni, ci troviamo fianco a fianco a ragazzi che hanno consacrato la vita a ideali di libertà e democrazia. Ma non c'è retorica nel racconto dell'autore, non ci sono eroi senza macchia ma solo giovani uomini con il loro coraggio e le loro paure, i difetti, i vizi e le manie, le lacrime e le risate, le speranze ambiziose e le spietate disillusioni. Fattori umani inevitabili, perché a combattere ci sono persone, non macchine, e anche in mezzo ai più terribili orrori bellici è impossibile mettere da parte i sentimenti. Lo sa bene Milton, protagonista del romanzo, che nel bel mezzo di un’azione si imbatte per caso nella villa dove abitava la sua amata Fulvia. Qui viene a sapere dalla custode di una tresca amorosa tra la ragazza dei suoi sogni e Giorgio, miglior amico e commilitone di Milton nelle file dei partigiani badogliani. Per il protagonista è un colpo troppo forte, in un lampo la guerra, la libertà, i compagni, i nemici perdono qualsiasi importanza. L’unica cosa che conta ormai è scoprire la verità. Si mette quindi subito alla ricerca dell’amico, ma ben presto viene a sapere che Giorgio è stato catturato dai fascisti. Le cose, a questo punto, si complicano e la tragedia appare inevitabile. Quattro lunghi giorni di ricerche, di continui flashback, di rabbia e di speranze, tra le Langhe avvolte da fitte nebbie, spazzate da venti gelidi, battute da piogge impietose, in cui le questioni personali si intrecciano con le ragioni della guerra, amicizia e rivalità si confondono, si ribaltano i progetti, le priorità, i sentimenti e ne viene fuori un’inconfutabile verità: che sia quello per un ideale, per la patria o più semplicemente quello per una donna, non c’è niente capace di smuovere gli animi degli uomini più dell’amore. “Fulvia, non dovevi farmi questo. Specie pensando a ciò che mi stava davanti. Ma tu non potevi sapere che cosa stava davanti a me, ed anche a lui e a tutti i ragazzi. Tu non devi saper niente, solo che io ti amo. Io invece debbo sapere, solo se io ho la tua anima. Ti sto pensando, anche ora, anche in queste condizioni sto pensando a te. Lo sai che se cesso di pensarti, tu muori, istantaneamente? Ma non temere, io non cesserò mai di pensarti”.
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E' vero, Fenoglio non fa retorica, non monumentalizza la Resistenza; basti pensare a "Il patigiano J." ....