Dettagli Recensione
dentro la Storia
Di seguito possibili spoiler!
Grande soggetto, ma sviluppo non all'altezza.
Il libro resta un'eccellente opera di alfabetizzazione sul secolo XVI per le menti italiche bucherellate di superficiali nozioni che il nostro sistema scolastico -chissà se per consapevole scelta di oscuri epigoni del Carafa- offre ancora oggi su quel ribollente periodo.
Spiegare in due pagine di prologo l'origine vera del successo della protesta luterana, disegnare dell'Agostiniano un profilo obeso spietatamente lontano dall'agiografia, sbozzare in successione biografie di personaggi come Muntzer, Jan de Leida, Matthys, Carafa e compagnia, narrare la tragica epopea del regno di Munster, svelare la meschina origine dell'antisemitismo europeo, tutte cose che da sole valgono il prezzo del libro ed anche un encomio del Provveditorato agli studi (o come diavolo si chiami oggi) contro l'analfabetismo di andata e di ritorno.
Bravi a narrare la Storia i nostri lo sono meno nell'inserirvi il parto romanzesco.
Il loro Gert inventato che percorre tutti gli eventi drammatici entrando e uscendone sempre per caso, come un Boldi-Desica in 'a spasso nel tempo', convince poco, senza contare l'incoerenza (o la banalità di percorso) del giovane rivoluzionario poi convertito -come un sessantottino qualsiasi- in maturo imprenditore nel ramo truffe, corruzione e prostituzione, alla faccia dei 10 comandamenti e pure riparato al caldo della repubblica delle banane dell'epoca.
Non più felice + Q, troppo debole la sua identità finale di personaggio di serie C della trama, poco credibile la sua ribellione finale.
Entrambi sembrano arrivare alla fine dei loro giorni senza più alcuna fede, la morale sembra essere che Dio è già morto con qualche secolo d'anticipo.
La narrazione é complessivamente un po' ridondante e ripetitiva, si poteva raccontare tutto con parecchie pagine in meno, già visto mille volte l'incendio come soluzione narrativa (qui per volatilizzare Q e la minaccia al destino storico di Carafa), difficile da reggere la profusione di lettere, cartoline e diari senza spunti essenziali al progresso del racconto.
Ah, ho letto Q dopo 'l'Armata dei sonnambuli', in cui la capacità di innesto romanzesco sulla vicenda storica è decisamente superiore, con gli anni migliora anche il collettivo.
Bel libro, comunque, Q.
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