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Il cimitero di Praga
 
Il cimitero di Praga 2015-01-01 22:54:28 Morena V
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Morena V Opinione inserita da Morena V    02 Gennaio, 2015
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CONTROVERSO


Ho visitato il cimitero di Praga nel 1993. E' un luogo che non si dimentica, perciò devo ammettere che ho acquistato il libro innanzitutto perché ero attirata dal titolo.
Mi aspettavo una trama ricca di spunti eruditi poiché non è il primo libro di eco che leggo, ma questa volta ho faticato a seguire la storia, soprattutto nella parte centrale dove i personaggi si moltiplicano e sono stata costretta più volte a tornare sulle pagine già lette per ripescare il ruolo di alcuni di essi.
Ho apprezzato, comunque, l'ambientazione storica:il Risorgimento è un periodo che da sempre mi affascina. Per me è stato interessante e piacevolmente diverso rivivere l'impresa dei Mille in modo per nulla retorico, attraverso gli occhi disincantati e cinici di un antieroe. Del resto il protagonista del romanzo incarna l'apoteosi della mistificazione, così abituato a imbrogliare e falsificare da credere, alla fine, egli stesso ai propri inganni. Non ha pietà per nessuno e non possiede scrupoli morali, ma non è nemmeno il mercenario che si schiera dalla parte del maggior offerente, non si schiera affatto: arraffa ciò che può da tutte le parti. L'unico punto fermo della sua esistenza è l'odio profondo per gli ebrei, coltivato fin dalla giovane età a causa degli insegnamenti balordi del nonno, infatti l'unica cosa a cui Simonini dimostra di essere affezionato (oltre alla buona cucina) sono i Protocolli che contengono la prova del presunto conciliabolo dei grandi capi ebrei per impossessarsi del mondo. Un documento forgiato dal falsario Simonini e più volte rimaneggiato a seconda del bisogno e dell'interlocutore. Ma quando arriva il momento di creare un'ultima e definitiva versione e cederla ai Russi, Simonini si sente svuotato e privo di uno scopo. Accetta l'ultima missione non solo per ritornare ad essere protagonista, ma soprattutto per dare ulteriore credibilità (per aiutare- dice lui) ai suoi Protocolli.
Interessante la struttura del romanzo, orchestrata come dialogo tra due diari, quello di Simonini e quello dell'abate Dalla Piccola. I due scrivono partendo da un suggerimento froidiano perchè entrambi smemorati e bisognosi di risolvere i continui black out che li tormentano. Tra di essi si inserisce il Narratore che dice di riportare i diari come li ha trovati (secondo uno stratagemma di manzoniana memoria) e cerca di riassumere le parti più ingarbugliate. Uno stesso t attanaglia entrambi i personaggi, ma si tratta di un mistero la cui soluzione il lettore riesce ad intuire facilmente già a metà libro. Ho trovato, invece, troppo dispersiva la parte centrale dedicata alla deriva delle logge massoniche in sette palladiane o nei vari culti di Lucifero. In questo caso l'invidiabile erudizione dell'autore, secondo me, non ha giovato all'opera.

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Commenti

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Non l'ho ancora letto proprio per i motivi che elenchi, che sono simili a molti amici che lo hanno già letto. Devo dire che la tua recensione ha mosso la mia curiosità..:-)
Ottima recensione! ho letto molto di Eco iniziando dal famoso "Il nome della rosa". Penso sia uno scrittore non facile da leggere e interpretare ma che, nel contempo, per coloro che si appassionano a tal genere di narrazione, arricchisce lo spirito e la mente. Il tuo giudizio sull'opera è differente dal mio dato qualche anno fa; ma il confronto tra lettori è comunque costruttivo anche in caso di divergenza di opinioni. Grazie. Ciao.
Ferruccio
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