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Lapis exilii
“Lapis exilii” è una frase dalle tinte enigmatiche che può avere diversi significati in relazione alle fonti cui si vuole attingere; il significato più comune potrebbe essere “pietra caduta dai cieli” con riferimento al carattere sacro di quest’oggetto.
Il romanzo di Simoni ha come punto di origine, e quindi fondamentale, proprio il ritrovamento di questa pietra che, insieme al sacro graal e alla punta di lancia – chiamata lancia di Longino, nome di un soldato romano - con la quale Gesù sarebbe stato trafitto al costato dopo essere stato crocifisso, costituisce una delle reliquie sacre aventi a che fare con il mistero della resurrezione e del dogma trinitario.
La vicenda ha luogo tra la Francia e la pianura padana, attraverso il fiume Padus (Po), negli anni dal 1346 in poi; sono in tanti che anelano a possedere il lapis exilli spesso per fini che conducono al potere e alla ricchezza; le vite di un’amalgama di cavalieri, alti prelati, nobili, abati, badesse e semplici artigiani in quello scorcio finale del basso medioevo, si intrecciano tra loro in una lotta senza quartiere composta da sotterfugi, ingiustizie, efferati delitti, tradimenti, il cui scopo è l’avidità di conoscere, di ergersi al di sopra dei propri simili, di conquistare un potere che non abbia eguali tra i comuni mortali; fa parte dell’interiorità umana scoprire, in maniera esclusiva, il mistero che avvolge la vita di Gesù e le conseguenze dovute alla sua morte.
Una trama scorrevole che si legge facilmente il cui epilogo ci fa intendere un prosieguo di questo romanzo-storico-avventuroso.