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Affreschi e complotti a Napoli
Nel suo ultimo lavoro Colitto mette in scena una Napoli post Masaniello, una città in cui i fermenti politici sono in apparenza raffreddati, ma all'interno dei palazzi si ordiscono manovre contro il governo spagnolo.
L'aristocrazia banchetta tra portate ricche e succulente, gli umili sbarcano il lunario inventandosi un mestiere, ambendo ad entrare a servizio della nobiltà, come servi, sguattere, giullari, maggiordomi, stallieri.
Tra intrighi e congiure, tra assassini e delatori, tra miseria e violenza corre strisciante per ogni dove un nemico subdolo che non perdona, a cui nessuno può sfuggire, ricco o povero che sia: la peste.
Dipinto lo sfondo, Colitto imposta una trama narrativa in continuo movimento, muovendo i fili di un complotto da sventare e di omicidi da vendicare, all'interno di un climax in cui le durezze dell'epoca si fondono con la dolcezza dell'amicizia, della generosità, dell'affetto.
E' un romanzo incalzante, ritmato quasi interamente da dialoghi tra i protagonisti, figure ben cesellate di cui è facile vederne le sembianze tra le righe.
Il pittore e la fanciulla partoriti dalla penna dell'autore non brillano per originalità come figure in sé, ma la volontà di renderli vivi in maniera storicamente attendibile è riuscita.
Ad una valutazione complessiva appare prevalere l'intento di dare vita ad una storia dinamica che metta le radici in un contesto storico ben definito, senza soffermarsi troppo in momenti di riflessione storica.
Un romanzo adatto ad un lettore che preferisca fruire di opere dal ritmo rapido, dove sono le stesse bocche dei personaggi a raccontarsi e dove gli eventi quotidiani sono tessere di un mosaico complesso che deve chiudersi come un cerchio.
Per gli amanti del grande romanzo storico, una lettura acerba che si lascia assaporare ma che insinua sul fondo un desiderio di approfondimento, sacrificando il filone noir.
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