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Atuatuca
Ecco un libro da leggere. Ne consiglio la lettura perché, più di molti altri, ambientati nello stesso periodo, questo testo riesce a fondere, in modo straordinario e travolgente, gli episodi storici realmente avvenuti con il mondo interiore e intimo dei legionari protagonisti delle vicende qui narrate.
Da una parte, sullo sfondo, la Storia. Cesare, imprevedibile, audace e vittorioso; i suoi legati, Labieno, duro e rigoroso, Cotta e Sabino, inadatti al comando congiunto. Dall’altra, in primo piano, la X legio ( poi la XIV ) con i suoi uomini, semplici e genuini, temprati da forti esperienze comuni, capaci di sacrificare la vita pur di salvare l’onore di Roma.
A mio avviso, delle due, è la parte intimistica quella migliore, ovvero quella che caratterizza il testo in modo unico e indimenticabile. La mano dello scrittore è ferma, senza sbavature, priva di retorica e ci regala pagine di rarefatta bellezza. Il lettore è portato a partecipare, a palpitare insieme ai protagonisti, a condividerne gioie, dolori, dubbi, paure. Qui c’è tutta l’epica romana, il racconto e l’eco delle battaglie, le lotte furibonde, gli scontri titanici, le gesta eroiche senza le quali lo stesso Cesare nulla avrebbe potuto; ma c’è anche l’amore per una donna, delicato e struggente, una storia tenera in aperto contrasto con la brutalità degli eventi. C’è la sacralità dell’amicizia, la dedizione verso i compagni, la fedeltà alla causa e all’aquila, simbolo di tutti i sacri e consolidati valori romani.
Nell’offrire questa gamma di situazioni e sentimenti, il tono del racconto cambia continuamente. Si passa dal registro celebrativo a quello che sottolinea la piccola e grande semplicità del quotidiano, così come si presentava in un accampamento militare; ci si muove in un clima da romanzo giallo o mystery, oppure in un contesto che esprime una robusta “ vis comica “.
Sono, però, le pagine dedicate alla battaglia di Atuatuca quelle che più rimangono nel cuore. Conoscevo l’episodio per averlo letto in uno dei volumi della McCullough, dedicati alla storia della Repubblica romana. La scrittrice, con eccezionale bravura e massima precisione nei dettagli, ci fornisce un completo resoconto, espresso in modo drammatico e oggettivo, di un oscuro episodio che ha lasciato il segno nella storia di Roma. Qui, lo stesso episodio, mette in evidenza e rivela con forza, emozioni, sentimenti e impulsi più intimi, profondi, soggettivi, senza abdicare ad una globale oggettività. Qui le lame penetrano non solo nella carne e nel cuore dei legionari , ma anche , metaforicamente , nella carne e nel cuore del lettore, che grida, urla, spera, piange con i “suoi” personaggi. Alla fine, superstite fra i superstiti, rimane allucinato, esausto, di fronte al silenzio, al vuoto, ai fantasmi dei caduti che sembrano fluttuare nelle nebbie di Atuatuca.
La storia ha, però, ancora più di una verità da sfoderare e non di poco conto. Tuttavia, neppure la conclusione, sapientemente condotta, dà pieno conforto e sollievo. La malinconia rimane così il segno distintivo di questo libro, potente, coinvolgente, emozionante, in una parola indimenticabile.
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