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Inseguendo un'ombra
 
Inseguendo un'ombra 2014-09-05 03:12:05 Bruno Elpis
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    05 Settembre, 2014
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Un umanista camaleontico

A Caltabellotta, Samuel ben Nissim Abul Farag è un ragazzino precoce della giudecca (“Un giorno sarà l’orgoglio, la bandiera di un popolo vilipeso, randagio, calunniato e disprezzato”).
Poliglotta di lingue antiche (“Veru è che accanosci macari ‘u latinu, ‘u grecu e ‘u caldeo?”), assiste i commerci del padre ritraendo guadagni che nasconde in un pozzo (“il sacchetto di cuoio in fondo al pozzo di Cirrinnà”). Dopo un clandestino incontro sessuale con un ragazzino arabo (“dopo il consueto incontro nella grotta, Hakmet…”), reagisce al furto del malloppo accumulato uccidendo il ladro.

Prima trasformazione: “Il suo nome sarà Guglielmo Raimondo Moncada”.
“Egli vuole andare a Napoli… per incontrarsi in totale libertà… con il sapere e l’ignoranza, la ricchezza e la povertà… la preghiera e la blasfemia, la felicità e la disperazione”
Segue la fase romana, durante la quale frequenta alti prelati del papato di Sisto IV. La vita condotta tra predicazioni proditorie (“Un centinaio di cristiani si precipitano alla judicca. Altri cinque morti”), gare letterarie e lusso lo induce a commettere un secondo omicidio: quello di un usuraio…

Seconda trasformazione: assume il nome di Flavio Mitridate. Dopo un espatrio finalizzato a far perdere le tracce della precedente identità, lo ritroviamo a Urbino, Firenze e Perugia, ove rende i suoi servizi di linguista e filologo a “Giovanni Pico della Mirandola, giovane, ricco, bello, ma soprattutto uno studioso acuto, un ingegni filosofico originale e sempre avido di nuove conoscenze”.

Ispirato da una presentazione di Sciacia, Andrea Camilleri si cimenta a “raccontare le motivazioni essenziali delle… sconvolgenti metamorfosi” di un umanista anomalo in un’opera dal finale aperto, “Inseguendo un’ombra”: la fine del camaleontico, spregiudicato poliglotta è omicidio camuffato da suicidio in carcere con mandante Innocenzo VIII? O piuttosto Samuel-Moncada-Mitridate viene liberato e sparisce nel nulla? O che altro destino attende Samuel, diseredato dalla madre?
A parer mio, questo romanzo soffre di sbilanciamento: avvincente nel ritratto dell’adolescente ambizioso, si perde centralmente nei rigagnoli di un biografismo asettico, per recuperare nel finale polivalente...

Bruno Elpis

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Commenti

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Ciao, Bruno.
Istruttivo commento.
Io non riesco a leggere Camilleri ! E mi stupisco sempre che qualcuno ci riesca: trovo che costruisca un linguaggio così forzato, dilettantesco nell'accezione negativa del termine, artefatto, che provo subito delusione e noia.
Interessante commento Bruno, ma il libro non mi attira.
Ho letto e amo molto Camilleri, ma il fatto che sia un romanzo che usa il personaggio solo come spunto, mi raffredda un po'. Che bisogno c'è?
Se è biografia che sia, ma il più possibile documentata, magari negli episodi più curiosi o nascosti, quelli più intimi e lontani dall'ufficialità delle notizie note, perché la leggo per sapere proprio tutto.
Se è fantasia...che sia solo fantasia, sganciata da ogni aderenza alla storia, libera e sfrenata!
@ Emilio: anch'io, nei primi approcci ho incontrato qualche difficoltà di lettura. Ma ben presto il linguaggio mi è divenuto familiare. Direi che vale la pena affrontare lo sforzo... Ciao! :-)

@ Domitilla: il personaggio probabilmente ha intrigato Camilleri per tutti i misteri che si porta appresso. Direi che ha scatenato la sua attenzione di giallista e l'interpretazione che ne ha dato è sicuramente l'aspetto più originale (la qual cosa però allontana l'opera dal saggio)... Ciao! :-)
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