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L'armata dei sonnambuli
 
L'armata dei sonnambuli 2014-08-22 10:05:07 Giovannino
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Stile 
 
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Giovannino Opinione inserita da Giovannino    22 Agosto, 2014
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Romanzo storico o contemporaneo?

Cercavo un libro per l'estate, un libro da portarmi in vacanza, un libro avvincente (magari con un pò d'azione) e che non finisse subito. Così entro in libreria e proprio all'ingresso trovo una pila de "L'armata dei sonnambuli" dei Wu Ming (che avevo in progetto di leggere dai tempi di "Q"), la copertina, con una grande maschera nasona, mi intriga. Lo prendo, e da una rapida letta dall'ultima di copertina ne deduco che è un romanzo storico, con intrighi politici e un eroe: l'Ammazzaincredibili. Ok, è fatta, calcolando anche il conto in sospeso che ho con i Wu Ming, lo prendo. Il romanzo è sostanzioso (circa 790 pagine) ed è diviso in atti e sotto capitoli, inframmezzato da report storici sulla rivoluzione francese. Ho apprezzato molto questa struttura perché mantiene sempre viva l'attenzione del lettore (anche se forse in alcuni casi i report non sono proprio attinenti a quello che si sta leggendo nel capitolo, ma magari più al contesto generale). Come detto, sopra l'argomento principale è la rivoluzione francese, curata in maniera maniacale in ogni minimo dettaglio: le date, gli avvenimenti, gli schieramenti, le battaglie, etc etc. I protagonisti sono diversi. Il principale è senza dubbio Leo Modonnet o Modenesi, che dir si voglia, italiano trasferitosi in Francia che di professione fa l'attore ma la notte sveste i panni di scena per indossare quelli di Scaramouche, l'Ammazzaincredibili, e punire i muschiatini e la borghesia che affama il popolo. Poi c'è D'Amblanc, medico mesmerista (altro punto cruciale del romanzo) che è in cerca del suo nemico/maestro, il cavalier d'Yver. Poi c'è Laplace o il Cavalier d'Yver appunto, maestro dell'ipnotismo e controrivoluzionario. Infine ci sono molti personaggi minori (che poi minori non sono) come: Marie, Bastien, Jean, Bernard la Rana, e altri ancora. Inizialmente il romanzo procede con diverse storie distaccate, tutte legate alla rivoluzione francese che si è appena compiuta (siamo nel 1792), ed i personaggi si incrociano solo per caso. I nostri protagonisti sono tutti ferventi rivoluzionari e in maniera differente combattono i controrivoluzionari. Come detto prima, un punto molto importante del romanzo è il mesmerismo (molti sono i riferimenti storici a Mesmer stesso e alla sua arte), perché un conto è combattere contro i politicanti, un conto è combattere contro degli esseri che non provano dolore. Infatti circa a metà romanzo avviene il colpo di scena che trasforma un bel romanzo in un ottimo romanzo, viene finalmente smascherato il Cavalier d'Yver (precedentemente presente sotto false spoglie) e viene scoperto il suo piano controrivoluzionario, liberare il piccolo Luigi XVII con l'aiuto di un'armata di sonnambuli. Riusciranno a fermarlo?
Lo stile è caratteristico e originale, il linguaggio è dialettale (si passa dal dialetto francese a quello bolognese) e vengono anche sottolineate le particolarità linguistiche di ogni classe sociale (i muschiatini parlano senza la R per non pronunciare l'iniziale di Rivoluzione). Allo stesso tempo però vengono usati anche diversi neologismi (tipo "perculare") che rendono la lettura più "frizzante". Come già detto dietro c'è un lavorone storico impressionante visti i mille riferimenti storici a date ed avvenimenti sempre precisi e puntuali. Inoltre, se vogliamo, tra le righe ci possiamo vedere anche un pò di politica attuale, dopo la rivoluzione i francesi si chiamavano "cittadini" per eliminare ogni rigurgito borghese e per sottolineare l'uguaglianza totale, il mesmerismo praticato può essere paragonato ad i nostri media, ed infine una frase tipica del romanzo è "fatta la rivoluzione, se non tagli la testa del serpente, questa può impiantarsi in un altro corpo" riferimento che potremmo accostare a molti nostri politici attuali. E ce ne sono molti altri di riferimenti interessanti. Se proprio devo trovargli un difetto dico il capitolo "Come va a finire", l'ultimo, quello che racconta come finiscono le storie dei vari personaggi, troppo lunghe su alcune storie e a volte forzati i riferimenti ad altri libri. Ma in sostanza un ottimo romanzo che nonostante la mole si legge più che volentieri. Bravissimi.

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Ciao Giovanni.
La tua recensione e' molto interessante. Il dialetto bolognese pero' ...
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Giovannino
22 Agosto, 2014
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Emiliano? :)
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