Dettagli Recensione
Grossa delusione
Sono rimasto molto deluso da questo romanzo, e oltre a ciò mi sento anche ingannato. Sicuro di avere effettuato un buon acquisto, convinto soprattutto dalla solita fascetta che riporta la scritta "sedici edizioni in tre mesi, enigmatico come il nome della rosa eccetera eccetera" credevo di avere tra le mani un bel romanzo, coinvolgente e appagante ma così non è stato. Anche a causa della campagna pubblicitaria, cui ricordo mesi fa ne era stato protagonista. Senza dimenticare naturalmente il titolo di vincitore del premio bancarella 2012.
D'altra parte questa mia ennesima recensione penso sia inutile, considerate le altre sessanta che mi precedono, tuttavia ho voluto comunque dire la mia proprio a causa della delusione in cui sono incappato.
La trama innanzitutto non è nulla di che, non aggiunge niente di innovativo, nessun nuovo genio della letteratura italiana all’orizzonte. Certamente questo non è un problema, si sa che non è certo cosa facile inventarsi qualcosa di nuovo, per cui va benissimo usare clichè usati e strausati, a patto però di gestire il tutto con una certa capacità. In altre parole, preferisco un film con una trama "normale" e curato, piuttosto che un film zeppo di effetti speciali strabilianti e una trama inesistente.
Così abbiamo una trama semplice che purtroppo non riesce a svilupparsi in modo coinvolgente, con dei protagonisti che si muovono su binari prevedibili, facendo, dicendo, e comportandosi in modo scontato. Questo è un peccato perché se i personaggi avessero avuto un briciolo di spessore in più, il romanzo sarebbe stato molto più bello. Invece abbiamo una girandola di individui poco approfonditi, quasi degli sconosciuti che si aggirano per pagine e pagine come se fossero, per la mente del lettore, quasi degli estranei. E' come guardare un film senza audio: non si riesce ad affezionarsi ai protagonisti. E poi sono eccessivamente stereotipati: Willalme per esempio è il tipico "cavaliere medievale senza macchia e senza paura" uomo d'arme di consumata esperienza che (naturalmente) non sbaglia una parata e non manca una stoccata. Insomma, quando arriva lui siamo tutti tranquilli, Ignazio è in una botte di ferro cosicché si intuisce che nessun colpo di scena potrà mai arrivare da questa parte.
Carine sono le descrizioni dei paesaggi ed è apprezzabile che l'autore ricami con frasi ricercate il sorgere di un alba o quant'altro, ma tutto questo dura poco. Procedendo con la lettura questa eleganza gergale scompare, peccato.
La parte che mi interessava davvero, cioè gli enigmi "alla Umberto Eco" mi hanno procurato la delusione maggiore. In un contesto storico cupo e misterioso come questo, in cui abbondavano le superstizioni, e il lettore si immagina pergamene ingiallite e dimenticate, sotterranei umidi mal illuminati da qualche fiaccola e rituali misteriosi, personalmente mi aspettavo molto di più.
Invece, ne emerge solo qualche indovinello, a dire il vero pochi e semplici, risolvibili per giunta in pochissimo tempo e senza fatica. Questo sottolinea ancora una volta la superficialità dell'insieme. Peccato di nuovo, se l'autore avesse speso un trimestre in più nello descrivere e particolareggiare meglio il romanzo sarebbe stata una gran cosa.
Va bene, è il suo primo lavoro, ci sta tranquillamente.
Ultima considerazione: quando finisco di leggere un buon romanzo mi rimane per qualche giorno l'attaccamento al protagonista, il piacere di aver letto una storia decisamente piacevole, un marcato senso di soddisfazione, ecco.
Quando ho finito questo, il pomeriggio successivo l'avevo già dimenticato. Non mi ha lasciato nulla.
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Superficiale e un finale buttato di getto che lascia l’amaro in bocca.
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Anch'io ne feci una negativa, molto più breve e diretta, figurati che qualcuno ma l'ha eliminata! Evidentemente anche per sparare a zero ci vuole morbidezza...e tu ci sei riuscito perfettamente ;)