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Silenzi e grida a Napoli
Prende vita dalla penna di Antonella Cilento uno spaccato storico e sociale datato 1640 circa.
Le immagini sono quelle di una Napoli in fermento; la dominazione spagnola, lo strapotere del governo, le vessazioni, la fame, le rivolte.
Se per strada si vivacchia, si grida, si fomenta giorno dopo giorno la protesta, nei palazzi nobiliari si gozzoviglia, si banchetta e ci si sollazza.
Si alternano le facce di una città cupa, sovraffollata e maleodorante a quelle di una città fastosa, che pullula di artisti e pittori, fortemente ricercati presso le corti.
In un quadro dalle tinte contrastanti, pieno di ombre e di luci, si innesta la vicenda umana di una donna.
Chi è in realtà la docile Lisario? Quale è la malattia che la fa cadere nel sonno?
E' velato di mistero il racconto della vita della giovane donna, imprigionata in una condizione sociale che non le permette facoltà di scelta e di ribellione.
La Cilento narra una storia al femminile, una storia intrisa di amaro e compassione, a metà strada tra fiaba e cruda realtà.
Lisario è donna, deve sottostare alle decisioni della famiglia, ma nessuno potrà mai violare i suoi segreti; solo a lei appartiene un piccolo mondo che parla di sensualità, di piacere, di amore, di sogni.
Il progetto letterario della Cilento è ambizioso; dare forma ad un romanzo storico che si regga su radici salde è operazione complicata, così come piantare su questo terreno una storia credibile che riassuma in sé il clima del tempo, le atmosfere politiche e sociali, le consuetudini ed i costumi, il tutto senza tralasciare caratterizzazione e consistenza dei personaggi.
Un dato è certo; la Cilento ha una padronanza stilistica indiscutibile, dimostrandosi un'ottima voce per la nostra letteratura attuale. La sua penna riesce ad esprimere sensazioni e sentimenti oltre che a raffigurare volti, colori, profumi e suoni, utilizzando quando necessario il colore del gergo dialettale che buca le pagine del romanzo ponendo il lettore in mezzo a dialoghi scoppiettanti, in mezzo al caos di strade e piazze.
Eppoi l'eccellente uso della vena ironica, che smorza i toni gravi e tragici, disseminando qualche sorriso anche tra le pagine più dolorose.
Unico neo riscontrabile, una cesura netta che attraversa la trama del racconto; un salto narrativo che serve all'autrice per introdurre altri personaggi sulla scena, ma che crea un certo disorientamento per il lettore, fino a che i fili della storia non si rinsaldano nel prosieguo.
Un lavoro interessante, una buona riproposizione di un periodo storico oramai lontano, una buona prova di scrittura.
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Non conoscevo la Cilento, ma con la lettura di questo romanzo penso si possa apprezzare la sua vena narrativa.
La candidatura allo Strega le donerà sicuramente visibilità, avvicinando lettori alla scoperta di questo titolo!
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