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Biglietto di terza classe
 
Biglietto di terza classe 2014-05-14 21:07:38 ALI77
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
ALI77 Opinione inserita da ALI77    14 Mag, 2014
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UN RICORDO DAL PASSATO

Questo romanzo storico ha come protagonista Lina una giovane sui 20 anni di Piacenza, una ragazza normale figlia di contadini, che agli inizi del ‘900 decide di intraprendere il viaggio verso l’America.
In questo libro viene raccontata la storia di Lina a 360 gradi, dall’infanzia, al suo percorso di crescita, al viaggio verso il Nuovo Mondo e alla sua nuova vita.
Faccio una premessa prima di continuare, mi ha sempre incuriosito tutte le volte che leggo o guardo delle interviste di scrittori o di quelli aspiranti tali, che dicono che hanno avuto l’ispirazione per scrivere il loro romanzo da un fiore, da un profumo o da una canzone.
Anche in questo caso Silvia Pattarini alla fine degli anni novanta, quasi per caso aiuta la nonna a trovare una carta in uno di quei vecchi cassetti dei nonni dove c’è di tutto e di più, dove tutti noi vorremmo trovare qualcosa di interessante o antico o misterioso. Guarda caso invece di trovare quello che la nonnina voleva,si ritrova tra le mani una busta dove c’era un biglietto di terza classe per l’America datato 20 agosto 1919, come quello che si vede nella copertina del libro. Quindi, come viene scritto dalla stessa autrice, con quel pezzo di carta è andata ben oltre le apparenze e ha tirato fuori una storia.
La scrittrice è stata molto stupita nel trovare questo biglietto e viene a conoscere che la sua nonna era andata in America da giovane cosa delle quale era ignara fino ad allora.
Ma partiamo per gradi, innanzitutto troviamo la ragazza nel suo paese d’origine, lei è molto conosciuta in quanto è una delle poche persone che sapeva leggere e scrivere quindi molti si rivolgevano a lei per farsi leggere lettere o cartoline di parenti lontani.
Molti italiani in quel periodo decidevano di emigrare per trovare fortuna o semplicemente per fuggire da una situazione di miseria e povertà, il lavoro era poco e il cibo scarseggiava.
Vi chiederete come mai Lina così di umili origini sapesse leggere e scrivere?
L’autrice ce lo spiega poco dopo, quando a 10 anni Lina cade su una pietra appuntita che le causa una brutta ferita alla gamba, i medici le dicono che non possono guarirla ma l’unica cosa possibile è quella di amputare la gamba.
Così suo padre si rivolge alle suore di Rivergaro che la ospitano al convento, la curano e nel periodo che la bambina è li da loro, le insegnano a cucire a leggere e scrivere, inoltre le regalano una corona dalla quale non si separerà più.
All’ epoca la parola e l’aiuto della chiesa, di parroci e suore era importantissimo, ci si rivolgeva a loro in caso di malattie, per cercare lavoro, oggi la situazione è radicalmente cambiata.
La vita di Lina è costellata da grande dolore, ora che è rimasta zoppa perde anche la sorella Paolina e la bambina che la stessa porta in grembo.
Non si da mai per vinta la ragazza vuole riuscire a raggiungere la Merica, cose veniva chiamata dagli italiani, dove già c’è la sorella Emilia e il marito Giulio, nelle lettere che riceve dalla ragazza, il nuovo continente viene descritto come un posto bellissimo, con molto lavoro, dove ci sono delle porte magiche dove si entra e ti trasportano nei vari piani del palazzo senza l’utilizzo delle scale(ascensore).
Inoltre, dove si può usare un aggeggio che viene chiamato “tele fon” con il quale si può parlare direttamente senza utilizzare un foglio e una penna.
Decide quindi di provare a partire e inizia a lavorare in una filanda per riuscire a pagarsi il biglietto, in questa occasione conosce Maria e Angela madre e figlia, con le quali instaura un rapporto di amicizia e le tre partiranno insieme verso Genova dove si imbarcheranno per l’America.
Dopo un viaggio non proprio facile,dove a loro si uniscono anche Tina e Amabile, arrivano alla città ligure dove si preparano per il viaggio, dopo un rigoroso controllo medico e dei documenti .
E qui iniziano i problemi , come ben sappiamo la terza classe è quella peggiore, dove i passeggeri vengono chiamati “di stiva”, dove le condizioni igieniche erano al limite. Le cuccette erano sovraccariche di persone, non si poteva cambiare d’abito, in quanto le valige erano nel reparto bagagli della nave e non c’era modo di recuperarle fino alla fine del viaggio, così se un bambino vomitava, o si sporcava non si poteva pulire.
Le stanze rimanevano sporche, non si poteva farle arieggiare, questo contribuiva alla diffusione di malattie gravi, oltretutto c’erano poche medicine a disposizione.
Dopo molti giorni di viaggio arrivano a Ellis Island anche chiamata” l’isola delle lacrime”, eh si vi chiederete non a New York no……. prima di arrivare nella grande mela ci si fermava qui dove i passeggeri erano sottoposti a dei controlli sanitari oltre che venire interrogati.
Inoltre le donne sole potevano restare, solamente se c’era già a New York un parente maschio altrimenti venivano rispedite indietro. Lina manda un telegramma alla sorella che la viene a prendere subito e da qui inizia la sua permanenza in America.
Qui mi fermo con la storia per non svelarvi di più, ma Lina avrà un bel po’ di colpi di scena che la metteranno a dura prova.
Posso dire che la vita nel Nuovo Continente non è tutta rosa e fiori anzi la situazione anche lì è difficile, gli emigrati italiani vengono trattati molto male, non ci si fida di loro vengono soprannominati con dei dispregiativi quali dago, wop ecc.
Se trovano un impiego vengono considerati dei ladri quindi vengono controllati prima di poter andare a casa oppure durante il loro lavoro venivano chiusi a chiave per paura che rubassero o facessero troppe pause.
Ho adorato Lina perché è una di noi, una ragazza del popolo, seria che spera in un futuro migliore, che parte da sola lascia il suo paese e la sua famiglia per il sogno americano. Ha una grande forza sa rialzarsi e trova sempre il coraggio di andare avanti. Lotta per i propri diritti non senza difficoltà.
La scrittrice è riuscita a narrare una storia seppur inventata in maniera meravigliosa sembra quasi che stia raccontando la vita vera di una ragazza che emigra in America.
Si nota moltissimo l’impegno che Silvia ha messo nel suo lavoro di ricerca e di ricostruzione del periodo storico basando la storia su dei fatti di cronaca realmente accaduti.
Lo stile è molto scorrevole, il romanzo è molto interessante ma sebbene il racconto sia pervaso da fatti drammatici non è mai stato noioso o cupo o triste, anzi quando interrompevo la lettura non vedevo l’ora di riprenderla in mano per sapere come andava avanti.
Come accadde anche oggi gli emigrati vengono discriminati, così anche per noi italiani all’epoca, andando all’estero c’era nei nostri confronti una sorta di sfiducia.
La scrittrice ha voluto dedicare il libro alla sua nonna che con il suo biglietto le ha dato lo spunto per la sua storia e alla memoria soprattutto dei suoi antenati e per far conoscere la storia ai propri figli.
Se volete anche voi intraprendere questo viaggio nel tempo, lasciarvi trasportare dalle emozioni e commuovervi questo è il libro che fa per voi, farete fatica a dimenticarvi di Lina che rimarrà nel vostro cuore.
P.S. Ringrazio vivamente l’autrice per la dedica che mi ha scritto, mi ha fatto molto piacere.

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Commenti

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25 Giugno, 2014
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grazie per la meravigliosa recensione, hai perfettamente inteso il messaggio che ho voluto trasmettere. L'unico appunto che mi sento di svelare è che in buona parte è una storia vera, ho preso spunto dalla vita della mia bisnonna. Un abbraccio e un grazie di cuore. Silvia P.
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