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Inseguendo le maschere a volte s'inciampa
“Sono essenzialmente uno che s’inventa e racconta storie, un contastorie, o se lo preferite, un romanziere”
Andrea Camilleri non è solo Montalbano, infatti sarà ricordato ai posteri come uno scrittore dalle spiccate capacità narrative, un uomo che nutre e coltiva la passione per tutto quello che scrive anche quando ci impacchetta le storie sottoforma di “cuntu”di personaggi realmente esistiti ma pressoché sconosciute o quasi dimenticate. Gli è bastato un regalo risalente più di trent’anni fa del suo amico pittore Andrea Carmassi , un catalogo di una sua mostra del ’72 che si pregiava di una presentazione di Leonardo Sciascia dal titolo “La faccia ferina dell’Umanesimo”, che subito è scoccata la scintilla che lo porterà a nutrire curiosità per un ebreo originario di Caltabellotta, piccolo paese in provincia di Agrigento, convertito al cattolicesimo intorno al 1400, un istrionico personaggio sconosciuto e affascinante che si delinea in diverse opere storiche spesso incomplete e poco chiare. Per il sommo Camilleri è sicuramente fonte di un dispiegamento di fantastiche ricostruzioni che ruotano attorno a questo personaggio, infatti si avalla di meticolose puntualizzazioni, praticamente accetta la scommessa che è possibile fare una plausibile rielaborazione sulle orme di un uomo poliglotta che rivive in molti personaggi attraverso il modo più credibile, cioè ad inseguire la sua ombra sotto forma di romanzo, utilizzando diverse chiavi di lettura e tirando in ballo il proprio pensiero tra un capitolo e l’altro per meglio delinearne i contenuti smorzando la sensazione di leggere un romanzo storico.
Le pagine scorrono via velocemente, il grande Camilleri ci snocciola la storia attraverso una narrazione fluida, semplice ed esaltante, facendoci conoscere le piccole comunità ebraiche presenti in Sicilia nel 1400 e le loro condizioni sociali in un contesto storico ben delineato.
“Ma l'umanità è un immenso formicaio e se vuoi conoscerla davvero devi trasformarti in formica e viverci dentro”
Il camaleontico protagonista è Samuel Ben Nissim Abul Farag che poi diventerà Guglielmo Raimondo Moncada e per ultimo Flavio Mitridate in veste di maestro di cabala di Pico della Mirandola. Tre personalità diverse per un solo personaggio, si tratta di maschere pirandelliane? Di certo è che molte caratteristiche rivivono in tutti e tre, come la smoderata furbizia, la notevole e spigolosa capacità di ammaliare prelati, rabbini, pontefici, politici e potenti grazie alla capacità oratoria , la deviazione di pederasta e l’indole di dissacratore e omicida.
Personalmente ho voluto leggere il libro nel luogo natio del mio amato scrittore, un po’ a Porto Empedocle e un po’ sdraiata sulle spiagge da lui calcate e ricordate nel libro. Sono emozioni che scaldano il cuore del lettore anche quando arrivi alla parola fine senza aver subito appieno il fascino di questo personaggio pruriginoso e irritante, ancor meno dalle strategie seppur brillanti, utilizzate per farlo rivivere come intercapedine tra quest’ uomo e la sua ombra.
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Commenti
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Bella analisi comunque!
@Rollo grazie...Adesso la posto
@Cristina si...decisamente sottotono
@Giuseppe vero! Una bella sensazione :P
si...sdraiata ma non ero in bikini :D
@Bruno
Peccato non poterlo fare con tutti gli scrittori!!!
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